Quando sulla mailing-list di EBN (associazione che riunisce gli appassionati di Bird-watching di tutta Italia) appaiono i nomi dell’isola della Cona o di Marano lagunare, il messaggio non può essere ignorato. Di sicuro chi lo scrive ha osservato specie interessanti, numeri altissimi di uccelli acquatici, specie rare. Per questa singolare categoria di esseri umani che fanno della natura, della conservazione della fauna selvatica, della gioia di immortalare piante, habitat e animali mediante uno scatto tanto cercato quanto difficile, le aree umide del Friuli Venezia Giulia rappresentano il top degli ambienti naturali in Italia.
Appartenendo a questo affascinante universo, anche io avevo sempre desiderato recarmi in questi luoghi e l’occasione mi si è presentata, ghiottissima, quando ho avuto la gioia di ritrovarmi con la mia cara amica friulana, il cui ricordo albergava luminoso nella mia mente su un caicco nelle acque della costa turchese.
Mio marito e io siamo stati in Friuli quattro giorni, in cui la nostra amica ci ha scarrozzato in lungo e in largo facendoci conoscere le bellezze artistiche e architettoniche di questa terra davvero meritevole: Aquileia, Grado, Spilimbergo, Valvasone, Pordenone, Sesto al Reghena, luoghi che ci hanno estasiato per la ricchezza architettonica, per l’ordine, il silenzio, qualità non usuali per due turisti provenienti dalla variopinta, caotica, chiassosa città di Napoli.
Tuttavia, per due giorni sono stata io a scarrozzare lei: il giorno in cui siamo stati nella Riserva “Valle Canal Novo” e Foci dello Stella”, già note come Oasi di Marano lagunare, e quello in cui abbiamo visitato l’isola della Cona.
A Marano lagunare, lasciato il centro visite, si percorre una passerella di legno sospesa sulla laguna; la larghezza è giusta per aprire il cavalletto e poter osservare l’avifauna con il cannocchiale, strumento indispensabile per il bird-watcher.
L’ambiente è quello tipico lagunare caratterizzato da notevoli variazioni di salinità e temperatura e dominato da un esteso fragmiteto, ambiente un tempo diffuso nell’alto adriatico oggi invece raro e prezioso.
La ricchezza di uccelli è sorprendente: stormi di Oche selvatiche Anser anser (in Campania la specie è una rarità), nuvole di Avocette Recurvirostra avosetta limicolo elegante dal piumaggio bianco e nero e dal becco particolare, rivolto all’insù. Si nutre di invertebrati che cattura nel fango dopo averlo smosso con movimenti laterali del capo.
Nell’oasi non mancano i Fenicotteri rosa Phoenicopterus roseus , maestosi uccelli noti anche ai profani, presenti nelle varie classi di età: i giovani dal piumaggio smorto tendente al grigio, gli adulti dal tipico piumaggio rosa. Mentre il fragmiteto risuona dei canti dei passeriformi adattati a questo tipo di habitat, come gli acrocefali, piccoli uccelli dal piumaggio delle stesse tonalità del canneto, mimetici e riconoscibili soprattutto grazie alle potenti emissioni sonore, i chiari d’acqua ospitano molte specie di anatidi, dai comuni germani reali Anas platyrhynchos ai mestoloni Anas clypeata dal grande becco. Mi ha stupito la facilità con cui gli uccelli si avvicinavano alla passerella, mostrando una certa abitudine all’uomo. Ciò mi ha permesso di fare buoni scatti.
L’isola della Cona rientra nella Riserva naturale regionale “Foce dell’Isonzo” situata nella parte orientale della Regione, sull’ultimo tratto dell’omonimo fiume. La Riserva, istituita nel 1996, protegge un’area di 2.238 ha e coincide in gran parte con la ZSC/ZPS “Foce dell’Isonzo e isola della Cona” . Le ZSC sono “Zone Speciali di Conservazione” mentre le ZPS sono “Zone a Protezione Speciale”; si tratta di designazioni attribuite dall’UE alle aree naturali meritevoli di conservazione, individuate da ciascuna Regione per la costituzione della “Rete Natura 2000”, cioè un insieme di aree protette connesse fra loro. Appena giunta sul posto noto l’ottima l’organizzazione dei sentieri, tutti segnalati, con chiare indicazioni sul percorso. Immediatamente ci si ritrova immersi in una natura potente e bellissima. Il binocolo non sa a cosa dare priorità: ai numerosissimi Fenicotteri, alle Volpoche Tadorna tadorna, grandi anatidi dai colori sgargianti, alle numerose specie di limicoli, uccelli delle ripe fangose che si nutrono di invertebrati trovati nel fango.
Ottima anche l’organizzazione dei capanni a più piani e dotati di cannocchiale in modo da consentire la visione stratificata della vegetazione e della fauna.
Abbiamo camminato per ore, nonostante la giornata piovosa e siamo stati premiati da una interessantissima osservazione: un individuo di Aquila di mare Haliaeetus albicilla, enorme rapace molto raro estinto in Italia come nidificante.
L’individuo, come mi hanno riferito al centro visite, sostava nell’area da qualche settimana. La visita alla Cona termina per noi con un buon pranzo nel rifugio “Il Pettirosso”, proteso con le sue vetrate sulla laguna da cui abbiamo potuto continuare a osservare gli uccelli della Riserva.
Unico neo, purtroppo condiviso con la gran parte delle aree umide italiane, una massiccia presenza di nutrie, mammifero nord americano, sfuggito alla cattività e al controllo umano, allevato per la sua pelliccia (castorino).
Le aree naturali del Friuli Venezia Giulia sono un fiore all’occhiello di questa Regione e, come tali, andrebbero promosse al pari delle ricchezze artistiche. Sono anche un esempio di come la natura può fare “impresa” in modo assolutamente sostenibile e nel pieno rispetto di una biodiversità fra le più ricche d’Italia.