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GO 2025: l’Europa riconosce il ruolo storico e futuro del goriziano

di Nicolò Fornasir, testo e foto

l’Europa “riconosce” il ruolo storico e futuro del Goriziano

A Nova Gorica (candidatura che spettava ad un Comune della Slovenia e della Germania per il 2025), che ha coinvolto nel concorso Gorizia (italiana), è stato assegnato il titolo di “Capitale Europea della Cultura” per il 2025. Come dichiarato dal Presidente Sergio Mattarella nel suo discorso agli italiani del 31 dicembre 2020 (pochi giorni dopo la proclamazione ufficiale), si tratta di un evento esemplare per Gorizia, per l’Italia e per la Slovenia ma anche per l’Europa.

Esemplare in quanto la città di Gorizia “storica” e quindi intera, con la sua comunità pur divisa in due nel 1947 da un confine innaturale e mai esistito in mille anni dalla nascita, è stata capace di accettare l’esito del Trattato Internazionale. Ha saputo ricostruire con pazienza e tenacia, nonostante immani tragedie e conflitti, la sua possibile unitarietà, in una condizione statuale ormai immutabile, perseguendo l’obiettivo strategico della sua riunificazione sociale e culturale, prima ancora che economica e funzionale, in una Europa liberata dal “Muro” della divisione forzata tra Est e Ovest. Impegno sostenuto grazie ad una straordinaria condivisione di tale obiettivo tra classi dirigenti e le due Comunità con tutte le rispettive componenti, anche le più umili e marginali, anche con le tantissime persone e famiglie trasferite sul confine (la cosiddetta “soglia di Gorizia” della cosiddetta “Cortina di ferro”) da territori lontani sia dell’Italia che della Jugoslavia. Quel confine per alcuni anni marcato dal filo spinato è diventato, già negli anni ’60, la Frontiera più aperta d’Europa.

Protagonisti tanti, ma i principali vanno indicati (come ampiamente riconosciuto ed attestato), dai cattolici goriziani nella gran parte residenti nella parte italiana della città (ma anche dell’intero Isontino) e da illuminati cittadini sloveni protagonisti locali del Socialismo, residenti nella nuova città. Nova Gorica appunto fu costruita in pochi anni sull’area piana (lasciata libera dal vecchio cimitero e da una grande fornace), situata tra il colle della Castagnavizza con il suo Convento, la Stazione Transalpina (per Gorizia era la Stazione Nord, rimasta alla Jugoslavia con gran parte della linea ferroviaria che dal 1906 collegava Vienna con Trieste) e la frazione di Salcano, luogo fondativo della città dal 1001.

Il confine aveva diviso (tutt’ora è così, anche se in forme più leggere) case adiacenti di parenti e amici, le stalle dagli orti; persino un cimitero (la frazione di Merna – Miren, sul Vipacco) tagliato in due dal filo spinato e poi da una rete fino agli anni ’70; attraversarlo era severamente proibito e da parte jugoslava impedito anche da inesorabili raffiche di mitra. Salvo un tratto di qualche centinaio di metri a ridosso della Transalpina, il confine è rimasto segnalato per tutti gli oltre cento chilometri tra Italia e Jugoslavia (Slovenia adesso) da piccoli cippi in cemento o in pietra. Era facile passare e molto attraente per quanti volevano passare dall’Est social-comunista all’Ovest democratico occidentale: ma solo sul piano fisico. Ma chi lo faceva veniva falciato; le vittime centinaia, forse più, ma nessuno lo può sapere. Vittime che seguivano quelle delle immani tragedie della Prima e poi della Seconda Guerra Mondiale che anche in questo territorio ha messo crudelmente contro tra loro fratelli, parenti, amici, fino agli orrori del nazi -fascismo prima e poi del comunismo, con le deportazioni a guerra solo ufficialmente finita, le foibe, le vendette eseguite fino al ‘48 anche contro innocenti ed inermi.

In questo contesto storico era inevitabile che il nuovo confine fosse di fatto un autentico “muro” pur se non materialmente visibile: Gorizia italiana aveva perso gran parte del territorio del quale era stato per secoli Capoluogo, dovendo ripensare la sua prospettiva sociale ed economica, sostenuta con grande forza e solidarietà dall’Italia diventata Repubblica con la nuova Costituzione, tenendo ben salde le proprie radici storiche e culturali.

La piazza della Transalpina come si presenta oggi

Nova Gorica doveva invece inventarsi, quasi come sul piano urbanistico, edilizio ed infrastrutturale, il ruolo di un Capoluogo, sostitutivo di quello storico, della vasta area compresa tra l’Isonzo e il Vipacco, dalle montagne al Collio ed al Carso goriziano, comprendente un gran numero di paesi e villaggi rimasti senza scuole, ospedali, Municipio e Sedi Istituzionali, strutture direzionali e commerciali.

Chi viene, e quanti verranno (sono previsti milioni nei prossimi anni) per la prima volta a Gorizia e Nova Gorica “unica” Capitale Europea della Cultura, troveranno ancora cartelli che segnalano necessariamente il confine tra Italia e Slovenia, ma saranno increduli e certamente molto sorpresi dal passeggiare liberamente non tra due città visibilmente diverse e neppure separate e tanto meno distanti, come invece lo è per la gran parte di quanti lo fanno; ma all’interno di una unica realtà urbana, con forti elementi unitari.

E’ quello che sognavano anche i due giovani sindaci di Gorizia e Nova Gorica, rispettivamente Michele Martina e Josko Strukelj, amici e coetanei, che nel novembre del 1965 hanno riunito le due Giunte Comunali sottoscrivendo un reciproco impegno programmatico che potesse portare un giorno le due città a ritrovarsi unite in Europa; il verbale di quell’incontro è un atto di straordinaria lungimiranza, ancora attuale.

Come sia avvenuto che quel sogno così interpretato sia diventato realtà è impossibile sintetizzare ed oltretutto è assoggettato alle legittime diversità di visione e di ruolo: sarà la curiosità e l’interesse alla conoscenza che consentirà ad ognuno di ricavare una risposta adeguata.

Il valico tra via San Gabriele e la sua diretta prosecuzione a Nova Gorica di Erjavčeva ulica

Restando al solo patrimonio dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei – ICM, si possono citare due recenti articoli, rintracciabili sul sito: il primo pubblicato da AVVENIRE – Agorà del maggio 2022, scritto magistralmente dall’inviata Lucia Bellaspiga, il secondo scritto due mesi dopo da Claudio Magris per il Corriere della Sera: ci si legge in sintesi lo “spirito di Gorizia”, ereditato da Aquileia, quale incrocio fecondo delle tre civilizzazioni fondative dell’Europa: romano/latina, germanica/tedesca e quella slava nelle sue plurali espressioni, che si ritrovano nell’Europa Orientale e nei Balcani.

Giuseppe Ungaretti, venuto al primo Incontro Mitteleuropeo del 1966 dedicato alla Poesia, a cinquant’anni esatti dalla sua esperienza di soldato (volontario) nelle trincee del S.Michele, elevò sul piano laico quello spirito con la dedica scritta al Sindaco Martina ed al Comune di Gorizia, esortando allo “spirito della fratellanza”: che è  rimasto il fondamento spirituale che ICM ha cercato di tradurre sul piano culturale.

Patrimonio che si può affermare quale sintesi del rapporto inscindibile tra Cultura e Politica: come tale frutto di decenni di impegno e dedizione di studiosi di una ventina di Paesi europei, partecipato attivamente dalle Istituzioni locali, fortemente sostenuto dalla Regione Friuli Venezia Giulia, riconosciuto da quelle nazionali ed europee; patrimonio quindi attribuibile all’intera comunità regionale che potrà con pieno diritto ritagliarsi legittimamente la propria parte anche con la partecipazione attiva a GO 2025.

Le bellezze del paesaggio lungo l’Isonzo, dalle Alpi all’Adriatico, passando attraverso il Collio ed il Carso, tra lo Judrio ed il Vipacco, sentendo sullo sfondo le poesie ed i brani scritti e letti in italiano, sloveno, friulano, tedesco; l’incanto dei luoghi e dei sapori dei beni della terra tra Grado, Aquileia, Vipava e Bovec; gli eventi artistici già programmati per i prossimi anni; tutto questo costituirà lo scenario entro il quale si colloca GO 2025 e la sua prospettiva nel futuro.

Potrà davvero essere la svolta per un luogo piccolo ma unico, una di quelle piccolissime ma indispensabili ruote che consentono di funzionare alle ruote degli ingranaggi complicati della grande Storia.