Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

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L’umanità trova ancora posto?

di Mario Giannatiempo, Associazione Immigrati Pordenone (foto)

foto Associazione Immigrati di Pordenone

16 settembre 2023. E’ l’alba. Bliz della polizia locale in tre punti differenti di Pordenone: S. Valentino, Parco Galvani, ex Fiera. Circa una ventina di immigrati, vengono fermati, identificati e allontanati. Bivaccavano senza permesso. Al fermo identificativo si affianca il sequestro e il successivo smaltimento come rifiuti di quanto appartenente agli immigrati: coperte, indumenti e beni di prima necessità, ottenuti in gran parte da associazioni benefiche.

21 settembre 2023. ore 11.00. Bliz della polizia locale per fermare, identificare e denunciare alcuni immigrati, due dottoresse volontarie e una operatrice da anni impegnata nell’aiuto umanitario ai migranti. Motivazione: effettuavano un controllo medico non autorizzato in un luogo religioso (in realtà nel vestibolo e sollevando appena la maglietta dei pazienti) commettendo il reato di vilipendio a un luogo di culto.

Che grande risultato quello di togliere il poco a chi già non ha niente! E spostare le persone in posti meno visibili, senza affrontare il problema nella sua totalità è come nascondere la polvere di casa sotto il tappeto.

E il blitz nella chiesa? E’ questa la carità di cui parla il vangelo? “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visita- to, carcerato e siete venuti a trovarmi”.

Se qualcuno della parrocchia avesse avvicinato il gruppo entrato in chiesa, già solo con umanità, forse avrebbe potuto offrire un posto più adatto senza gridare” Al lupo!” .

Fatti che sollevano domande. Domande che vogliono risposte oneste, non ambigue! Ad una prima impressione potrebbero sembrare due interventi utili e necessari. Nel primo caso l’amministrazione ha posto fine ad uno spettacolo indecoroso, e nel secondo si è ripristinato il rispetto nell’uso di un luogo di culto. Ma se si definiscono meglio identità e comportamenti allora le responsabilità e le pseudocolpe appariranno in una luce ben diversa.

Nella quasi totalità dei casi i migranti che arrivano dalla rotta balcanica sono persone con il diritto di asilo perché provenienti da paesi e situazioni difficili. Ma a chi chiedere di essere riconosciuto come “richiedenti asilo”, una condizione contemplata dalla nostra stessa costituzione (Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge art. 10 Principi Fondamentali)? Paradossalmente il sistema ostacola e ritarda questo riconoscimento, vuoi per eccesso di burocrazia, vuoi per mancanza di organico, vuoi per un atteggiamento culturale di rifiuto verso il fenomeno dei migranti.

Lascia spesso i richiedenti asilo in una condizione di limbo che facilita nelle comunità coinvolte sentimenti di pena ma anche di paura e insofferenza. Sono troppi! Troppi! Sporcano! Non rispettano le norme! Dormono nei giardini! Monopolizzano i servizi igienici dei parchi! Si accampano o bivaccano per mangiare!

E’ vero, fanno quello che sono abituati a fare da mesi nell’estenuante viaggio che li ha portati finalmente in un paese civile. Ma non pensavano che anche qui sarebbero stati costretti a mantenere questa triste abitudine, perché non basta avere un diritto di asilo per vederselo riconosciuto!

Il ritardo nella procedura di accoglienza e riconoscimento dell’asilo che permetterebbe a questi scomodi fantasmi di ridiventare persone autorizzate ad accedere a servizi ed altro, è inevitabile o voluto? Ad esempio è positiva la soluzione dell’hangar in Comina per accogliere i migranti in cerca di un riparo coperto. Ma non poteva essere trovata con tempestività prima di far sembrare delinquenti quelli che secondo la nostra Costituzione hanno diritto di essere accolti?

E i tempi lunghi per essere prima ricevuti in questura e poi rinviati ad un appuntamento successivo spostato di mesi, non possono essere ridotti ad attese ragionevoli e “umane”? I numeri degli ospitati in Comina sono tutto sommato contenuti, ma senza l’aiuto delle associazioni, della Croce Rossa, di tanti volontari, ci sarebbero adeguate condizioni di vita? L’arrivo dell’inverno renderà il tutto più difficile. Anche l’atteggiamento critico delle autorità locali verso le associazioni che prestano i primi soccorsi è veramente incredibile, ma forse spiegabile: prestano un aiuto che sottintende una colpa omissiva di altri. Ci sono sempre delle responsabilità quando un problema non viene affrontato nel modo giusto, responsabilità che diventano colpe quando dalla mancata soluzione derivano conseguenze più gravi. Sicuramente c’è stato un aumento di arrivi, dal mare come dalla stessa rotta balcanica, ma negli ammassi su cui spesso si concentra l’attenzione dei media e il timore della gente, quanto incide l’incapacità di gestione del fenomeno, la indisponibilità dei comuni ad accettare un’accoglienza diffusa, la riduzione dei fondi destinati all’accoglienza, un atteggiamento poitico di rifiuto e quindi di ostruzionismo?

Le immagini ripetute dei media rivolte al degrado, agli affollamenti, alla confusione mista a sporcizia, alimenta ulteriormente quel timore dell’invasione che può diventare un terreno fertile per raccogliere facili consensi.

E ovvio che il problema dei migranti esiste, ma era prevedibile e scontato. Politiche ininterrotte di sfruttamento e accaparramento delle risorse dei paesi terzi, avrebbero inevitabilmente avuto come conseguenza la privatizzazione di enormi profitti e la socializzazione di gravissimi problemi relativi alla sanità, all’alimentazione, all’accoglienza. Certo si può aiutarli anche nei paesi di origine ma ponendo fine a quel giro per il quale si prelevano risorse in cambio di denaro destinato a pochi. Oppure cambiando radicalmente certe visioni geopolitiche dei potenti della terra che ogni anno provocano milioni di profughi. Decisioni difficili e quasi impossibili.

E’ molto più facile contrastare poveri disgraziati nell’orticello di casa propria conquistandosi una visibilità a buon mercato. Pordenone non ha un’emergenza migranti, lo dicono i numeri, e un’accoglienza ben organizzata, fatta in collaborazione con le tante associazioni che hanno accumulato esperienza e professionalità in questo settore, eviterà o comunque attenuerà sia il disagio dei richiedenti asilo che le ansie dei cittadini. Ma si vuole veramente questo?

I reati commessi da stranieri regolari o irregolari fanno più notizia del contributo che la presenza di lavoratori stranieri porta al bilancio dello stato o della regione. A Pordenone gli stranieri costituiscono il 16,8 dei contribuenti del territorio, ma a chi importa? In Friuli sono il 14,7 del totale (dati forniti da Fondazione Moressa, istituto di ricerca creato e sostenuto dalla Cgia di Mestre, su dati del MInistero Economia e Finanza e in particolare sulle dichiarazioni dei redditi 2022, cioè anno d’imposta 2021 e pubblicati sul Gazzettino del 12 giugno 2023). Non sono un peso sono una risorsa! E lo sarebbero anche tanti giovani che arrivano per chiedere asilo se una intelligente politica sapesse accoglierli più che respingerli.

Gli stranieri accolti nell’hangar della Comina sono 70/80. Possono anche loro dare un contributo al territorio, ricambiando con le loro energie, il loro entusiasmo gli aiuti che saranno dati con il giusto atteggiamento. Sono tutti molto giovani, hanno spirito di sopportazione, di sacrificio, volontà di ferro e notevole resistenza fisica. Rappresentano solitamente le migliori generazioni dei paesi di origine. Necessitano innanzitutto di un po’ di umanità, che non andrebbe negata a nessuno, ma un atteggiamento generale più accorto e lungimirante, specialmente da parte di chi governa per il bene comune, potrebbe trasformarle questi come tanti altri migranti in una risorsa sociale indispensabile in un paese sempre più vecchio. Inoltre la presenza sul territorio di soggetti deboli stimola anche nei cosiddetti onesti comportamenti scorretti: Dall’inizio del 2023, l’attività svolta dai Finanzieri del Friuli Occidentale ha permesso di individuare, nella provincia, 197 lavoratori irregolari – di cui 174 lavoratori completamente in nero e di sanzionare 107 datori di lavoro proponendo la sospensione di 43 attività. ( da Il Friuli.it,19 ottobre 2023). Ma i comportamenti scorretti di questi soggetti non fanno scalpore come il fermo di individui pericolosi che occupano i bagni pubblici o i giardini, e persone sospette che si rifugiano in chiesa per un controllo medico che il sistema ostacola o impedisce.