Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

Va dove ti porta il Festival

di Andrea Crozzoli

Da sempre, dicono, si governa con il consenso, ce lo ricorda, fin dall’antica Roma, il poeta satirico Giovenale (55-130 d.C.) che coniò il motto “Panem et circenses”. Sono certamente mutati nel corso del tempo i giochi circensi; siamo arrivati alle nostrane sagre della polpetta o delle rane. E in una società come la nostra, ora apparentemente più evoluta e più esigente, si è giunti ultimamente a sostituire polpette e rane con la cultura.

Siamo, infatti, passati in brevissimo tempo da “con la cultura non si mangia”, triste allocuzione di un ministro dell’economia, alla cultura che genera ogni anno un valore aggiunto pari al 5,7% del Pil italiano. Uno studio della Fondazione Symbola e Unioncamere riporta, infatti, il dato che oggi in Italia la cultura produce un valore aggiunto di circa 90 miliardi di euro e un milione e mezzo di occupati. Se si allarga poi a turismo ed enogastronomia si raggiungerebbero la soglia dei 240 miliardi.

Ecco quindi come l’importanza economica della cultura abbia immediatamente modificato la percezione della stessa suscitando l’appetito del mondo politico e industriale che a sua volta preme insaziabilmente verso nuovi traguardi come l’accesso a quel fenomeno chiamato “Capitale della cultura” solo in quanto si traduce nell’arrivo di ulteriori notevolissimi capitali e finanziamenti, oltre ad un consistente afflusso turistico e lavoro per alberghi, ristoranti e commercio tutto. La Cultura così declinata è diventata quindi una ulteriore potente arma di distrazione di massa, oltreché una merce, per il potere politico ed economico che appoggia, favorisce e spesso impone un vero e proprio trionfo degli incontri con l’autore attraverso i festival (letteratura, arte, scienze, filosofia). Appuntamenti che nel corso del tempo rischiano sempre di più di assumere i contorni di vere e proprie orge dell’esibizionismo, passerelle della chiacchiera poco utili alla crescita di nuove idee ma propedeutici verso una società di “buoni a nulla capaci di tutto” come scriveva Leo Longanesi.

Questo florilegio di appuntamenti e incontri con gli scrittori rischia così fortemente di determinare disagio, confusione, una sorta di corto circuito, di bulimia dove tutto si mescola e si confonde col

Festival della Filosofia a Modena
Festival della Filosofia a Modena

risultato poco confortante di andare verso una cultura come spasmodica attenzione all’apparire, al successo, al denaro, alla definizione del sé attraverso ciò che si consuma. Tutti elementi lontani da una cultura intesa come originalità di pensiero, capacità di interpretare il proprio tempo, autonoma e ribelle, che svegli anziché addormentare.

Una conferma sul desiderio dei politici al ruolo ancillare della cultura la ritroviamo nel momento in cui essa accenna ad un minimo di analisi critica, il potere politico/economico subito insorge e minaccia. Quando lo stesso potere invece plaude siamo difronte ad una pericolosa assenza critica di pensiero, di ribellione, anche se unita ad una certa indignazione, generalizzata ma sostanzialmente sterile. La comunicazione delle idee, esperienze, conoscenze oggi sembra infatti essere utile non più a liberare le coscienze, ma a condizionarle adeguandole alle leggi del mercato. La “cultura” e la “comunicazione” ormai si sono irrimediabilmente mescolate e nel corso del tempo progressivamente unificate, tanto che hanno creato questo nuovo settore economico vasto e differenziato. Si è aggiornato quindi il “Panem et circenses” odierno, in questo Paese “open to meraviglia”, principalmente attraverso la costante manipolazione dei mezzi di comunicazione compresi, per i più fragili, internet, blog e social che con gli algoritmi lasciano ben poco spazio autonomo di pensiero ma solo l’illusione di star ragionando con la propria testa.

Per i più scettici e dubbiosi, dal potere politico ed economico, è stata anche riaffermata la convenienza del versante incontri/festival attraverso i numeri, elemento, per loro, indiscutibilmente oggettivo. C’è chi mantiene un profilo basso, quanto più aderente possibile alla realtà, come Mantova che con il suo FestivalLetteratura (6/10 settembre) dichiara di aver collezionato 320 incontri con 350 autori italiani ed internazionali, registrando 65.000 presenze (46.000 a pagamento e 19.000 gratuiti) ovvero un 16% in più rispetto all’anno precedente. Chi invece, come Pordenonelegge (13/17 settembre 2023), denuncia 110.000 presenze spalmate in 334 incontri con 610 autori. Tutti gli incontri pordenonesi, peraltro formalmente gratuiti, sono però difficilmente riscontrabili nella effettiva partecipazione. Il problema si porrà il prossimo anno (e negli anni a venire) quando dovranno dichiarare almeno 120.000 presenze per confermare un costante trend in crescita.

Pordenonelegge

Perché la febbre degli incontri non deve scemare, anche se siamo già alla saturazione, con gli scrittori che carambolano da Mantova a Pordenone per correre velocemente al Festival della Filosofia di Modena (15/17 settembre) che comprende anche Carpi e Sassuolo dove si svolgono quasi 200 incontri. Dal 29 settembre al 1° ottobre poi c’è Ferrara e il suo Internazionale 2023, il festival di giornalismo con incontri su colonialismo, megalopoli, razzismo, democrazia, attivismo. Una manifestazione che può contare su circa 80.000 presenze in 130 incontri con quasi 300 ospiti. Un settembre saturo che vede, in 30 giorni, oltre 30 manifestazioni culturali di festival e incontri, fra grandi e piccoli, che si intersecano e si sovrappongono in un perpetuo frullatore. Il tutto per rianimare anche l’editoria, un settore culturale fondamentale che ha visto però nei primi otto mesi del 2023 una flessione del 1,3% di copie vendute rispetto al 2022, con una ulteriore flessione del 4,8% nei mesi di luglio/agosto (dati A.I.E. Associazione Italiana Editori settembre 2023). Nel 2021 sono state pubblicate ben 86.475 opere con un incremento rispetto al 2019 del 4,3%; di tutta questa massa di libri (dati Confesercenti-Nomisma) il 30% non vende una copia o al massimo una. Subiamo quindi una copiosa e inutile produzione letteraria, spesso autofinanziata, accanto a desolanti fenomeni mediatici, potenza del mercato e della comunicazione, che portano nella classifica dei best seller, in posizione dominante, gli sproloqui di Vannacci, a confermare quanto scriveva Leonardo Sciascia che suddivideva i sapienti che “sanno” perché hanno studiato, i saggi che “sanno” perché hanno vissuto e i saccenti che “non sanno” ma orecchiano e sbandierano accanitamente il loro non-sapere ai loro simili. In tutta questa girandola di incontri il balletto continuerà imperterrito, come sul Titanic, perché il potere politico, economico e gli editori hanno un gran bisogno della grancassa degli incontri con gli scrittori attraverso imperdibili appuntamenti come i festival letterari, decisivi per avvicinare quella massa di persone che, dicono perfidamente i maligni: “non sanno che fare del loro tempo libero (forse anche della loro vita) e frequentano i festival letterari per sentirsi al passo con i tempi, credendo così di avere idee proprie consumando quelle degli altri”. La grande abbuffata di incontri con gli autori, dibattiti, riflessioni, reading, eventi continuerà quindi finché morte non ci separi!