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Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

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La vita, un’avventura incerta

di Silvia Masci, psicologa

Non si può conoscere l’imprevedibile,- scrive il sociologo Edgar Morin, nel suo saggio Il Potere dell’incertezza -, ma se ne può prevedere l’eventualità. La vita è una navigazione in un oceano di incertezze attraverso isole di certezze. Anche se celata o rimossa, l’incertezza accompagna la grande avventura dell’umanità, ogni storia nazionale, ogni vita individuale. Perché ogni vita è un’avventura incerta: non sappiamo prima quello che ci attende né quando arriverà la morte. Facciamo tutti parte di questa avventura, piena di ignoranza, ignoto, follia, ragione, mistero, sogni, gioia, dolore. E incertezza”.

L’incertezza è l’unica certezza che abbiamo. La verità è che non possiamo evitare l’incertezza dato che fa parte della vita di ognuno.

Abbiamo compreso che la natura degli eventi è imprecisa e che è impossibile stabilire e sapere a priori come si evolveranno le situazioni, per tale motivo i dubbi e le perplessità ci accompagnano nella nostra esperienza umana.

 

L’incertezza è una sensazione che può far sperimentare sentimenti e atteggiamenti, a volte non funzionali al benessere psicologico e che può spingerci a cercare continue conferme su ciò che pensiamo o temiamo. Infatti, molte persone di fronte all’incertezza, alla paura per ciò che non si conosce, attivano strategie che rendono il proprio vivere insopportabile.

Altre invece rispondono a questo timore dell’ignoto e alle naturali difficoltà di prendere delle decisioni come un’opportunità per mettersi alla prova e conoscersi meglio.

 

Sappiamo che l’emozione più antica e forte dell’essere umano è la paura, e in particolare la paura dell’ignoto. Infatti, la pratica clinica e le evidenze scientifiche pubblicate nell’ultimo trentennio, sostengono proprio questa visione, documentando come la paura dell’ignoto, definita anche “intolleranza all’incertezza”, rappresenti un importante fattore di vulnerabilità coinvolto nello sviluppo psicopatologico.

Le conseguenze psicologiche dell’incertezza non sono le stesse per tutti, affermano i ricercatori Carleton e i suoi collaboratori in uno studio scientifico, dimostrando come l’intolleranza all’incertezza si trova alla base di alcuni disturbi d’ansia e del perfezionismo patologico.

L’intolleranza all’incertezza è di conseguenza la predisposizione a reagire in modo negativo, sia a livello emozionale che cognitivo e comportamentale alle situazioni e agli eventi incerti. In altre parole, chi soffre di intolleranza all’incertezza ha difficoltà a sopportare l’assenza di informazioni chiave e vive questa percezione di incertezza come avversa. Questo stato può creare sintomi ansiosi e influenzare la capacità di gestire situazioni dubbie.

Saper invece tollerare l’incertezza, è un’abilità preziosa per meglio adattarci al cambiamento, specialmente in momenti di crisi o emergenza. L’unica cosa certa in questo mondo è il cambiamento, più impariamo ad accettarlo, più potremmo scoprire una nuova energia e un nuovo entusiasmo.

È proprio la flessibilità e l’apertura al mutamento che possono arricchire la nostra vita rendendoci resilienti.

 

Foto di Riccardo Moretti

 

Vale la pena riconoscere alcune strategie per riuscirci: riconoscere che il cambiamento è inevitabile e abbracciarlo come parte della vita e vivendolo come un’opportunità di crescita; accettare che le situazioni cambiano e che dobbiamo adattarci considerando le alternative; coltivare una mente aperta e curiosa per esplorare nuove idee, approcci e soluzioni; affrontare le sfide con un pensiero positivo basandoci sulle esperienze pregresse; continuare ad apprendere investendo sul proprio sviluppo personale e professionale, imparando nuove competenze; avere una rete di supporto per farci aiutare a superare gli ostacoli e condividere le proprie sfide con amici, familiari e colleghi; adattarsi, l’adattamento è fondamentale per affrontare il cambiamento, essere flessibile e disponibile a modificare i propri intenti; preparare un piano d’azione, identificando obiettivi chiari e strategie per raggiungerli; ridurre lo stress generale e i livelli di ansia, utilizzando l’esercizio fisico e la respirazione per alleviare la frustrazione che si percepisce; sviluppare la propria capacità di recuperare dalle difficoltà. La resilienza aiuterà a superare gli ostacoli.

 

È proprio attraverso lo sviluppo della resilienza che si potenzia la capacità di far fronte alle difficoltà e agli eventi traumatici, ed essendo la resilienza un processo dinamico e personale, richiede consapevolezza, impegno e tempo per riorganizzare la propria vita.

La nostra mente non sembra essere fatta per sentirsi a proprio agio nell’incertezza e per tale motivo a volte desideriamo curiosare nell’oroscopo per conoscere cosa accadrà, sapendo a priori che le previsioni scritte non hanno alcuna base scientifica.

Le ricerche di psicologia sociale relative alla gestione dell’incertezza ci evidenziano che, quando le nostre esperienze sono insufficienti a rendere gli eventi futuri controllabili e prevedibili, si scelgono una serie di strategie.

Queste strategie possono variare da persona a persona e dipendono da diversi fattori, come il tipo di problema, le circostanze e le caratteristiche personali.

Negli studi di Bottessi, Carrari e altri collaboratori (2019) le risposte comportamentali intraprese per gestire l’incertezza sono le seguenti cinque categorie: l’ipercoinvolgimento, il disimpegno, l’impulsività, l’esitazione e l’oscillazione o il “flip-flop”.

L’ipercoinvolgimento adotta vari comportamenti per aumentare la sensazione rassicurante di certezza, come ad esempio la ricerca eccessiva di informazioni o il continuare a pensare a possibili esiti futuri e relative azioni da mettere in atto. Il disimpegno invece utilizza comportamenti finalizzati a evitare future situazioni incerte come ad esempio il distrarsi, dedicandosi allo svolgimento di altre attività. L’impulsività prevede l’agire re-attivamente, senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni, con l’obiettivo di evitare l’incertezza.

 

Questa modalità comprende talvolta anche il ricorso all’uso di sostanze, illudendosi di eliminare il disagio. L’esitazione si traduce nel non agire, causato dalla difficoltà di scelta tra le strategie precedenti. Infine, l’oscillazione ovvero il “flip-flop” consiste nel continuo e repentino cambiamento di strategia, per cui la persona oscilla tra la ricerca della certezza e l’evitamento dell’incertezza.

 

È importante sottolineare che ciascuna di queste strategie è di per sé funzionale e adattiva. Infatti, una strategia comportamentale diventa disfunzionale nel momento in cui viene impiegata in modo rigido e stereotipato. E questo accade in coloro che hanno particolare difficoltà a tollerare una condizione d’incertezza, di imprevedibilità e di controllo.

L’intolleranza all’incertezza, quando viene manifestata attraverso sintomi ansiosi, depressivi, preoccupazione eccessiva, può influenzare la salute mentale, per tale motivo è consigliato chiedere un aiuto psicologico per sviluppare abilità di problem solving adeguate a fronteggiare eventi inaspettati, negativi o minacciosi.

Foto di Riccardo Moretti

Occorre imparare a stare nell’incertezza.

Edgar Morin ci insegna che “predisporre la mente ad aspettarsi l’inatteso è fondamentale per affrontare i rischi che le incertezze comportano” e lo psicoanalista e sociologo Erich Fromm, ci ricorda che “l’incertezza è la condizione perfetta per incitare l’uomo a scoprire le proprie possibilità”.

 

È indispensabile per navigare in un oceano di incertezze, saper almeno galleggiare per non annegare nella paura dell’ignoto, ma anche saper vedere alcuni “arcipelaghi di certezza”. Esercitiamoci perciò a vivere bene nel presente, individuando condizioni di vita e piccole cose che ci generano emozioni piacevoli (i nostri cosiddetti arcipelaghi di certezza) al posto di ripensare solo a esperienze passate dolorose, o a stressarci con pensieri negativi per un futuro incerto, perché “nulla è certo, neanche il peggio”.

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