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RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

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Rischio nell’adolescenza, alla ricerca del limite

di Silvia Masci, psicologa. Foto di Zeno Rigato

Noi adulti vorremmo controllare l’adolescenza, credendo sia una scorciatoia per educare, ma questa fase della vita, con la sua sete di libertà, non vuole controllo, ma apertura, accettazione, affermazione, destinazione e obiettivi che fanno da limite naturale all’eccesso, in modo che possa trovare i confini entro cui definirsi e, soprattutto, la sua forma più vera”. Alessandro D’Avenia

 

Il periodo adolescenziale è spesso caratterizzato dalla tendenza al “rischio”.

Sappiamo quanto la ricerca di novità, tipica di questo periodo evolutivo, spinge gli adolescenti a voler superare i propri limiti. Chi, meglio di un adolescente pieno di voglia di crescere e sperimentare cose nuove, può essere invogliato a oltrepassarli?

L’adolescente è per antonomasia portato a “rischiare”, per avere una comprensione di quali siano i propri limiti e punti di forza, per modellare e restituire alla “nuova famiglia sociale”, ovvero al gruppo dei coetanei, un’immagine diversa da quella mostrata alla propria famiglia d’origine. Sono proprio queste esperienze che lo aiutano a capire chi è e chi vorrà diventare.

Infatti, è durante questa fase del ciclo di vita che il bisogno di rischiare si esprime con particolare intensità. Questo bisogno si manifesta spesso attraverso condotte di sperimentazione, intese come naturali processi di sviluppo.

Le azioni degli adolescenti sono spesso imprevedibili, possono aiutare a prendere decisioni importanti per la crescita personale, ma al tempo stesso generare situazioni di pericolo. Per questo motivo, è fondamentale comprendere il loro significato. In generale, le diverse funzioni dei comportamenti di rischio sono da riferirsi a due aree principali: lo sviluppo dell’identità e la partecipazione sociale.

Foto di Zeno Rigato

Alcuni adolescenti per raggiungere i propri obiettivi adottano comportamenti “normali”, mentre altri comportamenti “a rischio”. La differenza nel modo di perseguire tali obiettivi, come afferma la psicologa S. Bonino, può essere attribuita “sia al differente sviluppo delle capacità individuali che alle diverse opportunità offerte dal contesto sociale”.

La ricerca del limite in questo periodo di crescita è fisiologica ed è sollecitata proprio dal desiderio di incontrare questo limite, o di incontrare qualcuno che questo limite sia in grado di porlo in modo chiaro.

Spesso gli adolescenti, oltre alla curiosità di scoprire il mondo, sperimentano anche un insieme di emozioni conflittuali e ancora poco definite. Un “trambusto” emozionale che nasce dal desiderio di emanciparsi dall’infanzia, grazie al bisogno di autonomia, ma anche dal desiderio di continuare a permanerci, identificandosi con i genitori e le loro regole. Con l’ingresso nell’adolescenza i ragazzi e le ragazze iniziano a muoversi verso la creazione della loro identità, ricercando modelli esterni con cui identificarsi.

L’adolescenza è il periodo in cui si provano nuovi look e generi musicali, gli amici diventano più importanti dei genitori e le regole genitoriali non sono più soddisfacenti e sufficienti. Per questo motivo vengono spesso messe in atto condotte trasgressive che, unite al caos emozionale tipico di questa età, spingono l’adolescente a confrontarsi con i limiti e le regole.

La ricerca del limite può talvolta manifestarsi attraverso comportamenti a rischio, autolesionismo o trasgressioni di vario grado. Tutto ciò può tradursi in condotte pericolose, mettendo a rischio sia la salute fisica che quella psichica dell’adolescente. Tra i comportamenti a rischio più diffusi oggi troviamo il consumo di alcol e di stupefacenti, in particolare la cannabis, che molti giovani tendono a considerare pressoché innocua, nonostante la sua pericolosità sia a breve che a lungo termine sia ormai ben documentata. L’alterazione chimica prodotta da queste sostanze aiuta l’adolescente, in modo illusorio, a gestire le difficoltà che incontra, ma al tempo stesso sottrae le risorse mentali necessarie per affrontare l’età adulta.

Gli studi scientifici in ambito psicologico dimostrano che gli adolescenti percepiscono il rischio in maniera distorta, concentrandosi spesso più sul presente che sul futuro, senza riflettere sulle conseguenze che possono determinare le proprie azioni e su come queste possano influenzare lo sviluppo personale.

In particolare, si è osservato che i benefici percepiti dagli adolescenti come frutto di azioni pericolose sono positivamente correlati al loro livello di coinvolgimento. Maggiore è quest’ultimo, minore è la percezione e la consapevolezza dei rischi connessi alle proprie azioni. Nelle decisioni di agire, l’aspettativa dei benefici ha un’influenza maggiore rispetto alla considerazione dei pericoli. Alcuni studi evidenziano come le reazioni dei ragazzi di fronte a comportamenti pericolosi inducano in loro un senso di invulnerabilità.

Durante il periodo dell’adolescenza, il sistema cognitivo subisce dei cambiamenti legati alla maturazione neurobiologica, influenzando la percezione di sé, dell’ambiente sociale e dei propri valori personali. Tra gli eventi rilevanti per la percezione del rischio, emergono: l’ottimismo irrealistico, la ricerca di sensazioni e il senso di sfida.

foto di Zeno Rigato

Il primo è definito da Weinstein come un errore di giudizio quale sottostima del rischio che si corre individualmente rispetto a una generica persona media. È stato rilevato che alcuni giovani affrontano i rischi ritenendo che la probabilità di essere colpiti da eventi negativi sia estremamente bassa. Questa distorsione ottimistica diventa quasi una strategia necessaria per ridurre l’ansia associata a possibili conseguenze negative e per proteggere la propria autostima.

Il secondo, definito da Zuckerman “sensation-seeking”, descrive un tratto della personalità caratterizzato dalla costante ricerca di sensazioni ed esperienze nuove e intense, spesso accompagnata dalla volontà di correre dei rischi talvolta molto pericolosi, sia per la salute fisica che per quella mentale. I comportamenti maggiormente correlati alla ricerca di forti sensazioni sono l’esperienza sessuale, l’utilizzo di droga e il consumo di alcool.

In riferimento al “senso di sfida”, si osserva come l’adolescente, oppresso dalle costrizioni della società moderna, rifiuti la passività e cerchi di compensare l’esperienza personale con la ricerca del sé attraverso il rischio estremo, vissuto come una sfida tramite il consumo narcisistico, i giochi al limite, la velocità, l’inaspettato.

Il rischio volontario diventa quindi un mezzo con il quale molti giovani cercano se stessi, trovando una risposta soggettiva ai vincoli e alle pressioni imposte dalla società. Se da una parte si intende il rischio come ricerca di sensazione e come risposta al bisogno di esplorare se stesso e l’ambiente, dall’altra lo si può intendere come una risposta alle pressioni sociali. Per chi si considera un “sopravvissuto” nella società e afferma di non avere più niente da perdere, il rischio diventa un comportamento normale e numerosi adolescenti colpiti da disagi profondi come la droga, l’abbandono e la marginalità, si ritrovano a vivere queste condizioni esistenziali.

Foto di Zeno Rigato

Per concludere, il compito affidato agli adulti é di non lasciare solo l’adolescente nel gestire questi suoi aspetti di fragilità e di impotenza, aspetti che di volta in volta si nascondono dietro maschere di arroganza, di ipersessualità, di condotte a rischio o altro. Dobbiamo offrirgli guida, ascolto, pensiero, contenimento, limiti e, come afferma lo scrittore D’Avenia, aiutarli con “apertura, accettazione, affermazione, destinazione e obiettivi che fanno da limite naturale all’eccesso, in modo che possa trovare i confini entro cui definirsi e, soprattutto, la sua forma più vera”.