Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

Rischiare l’autenticità – Ho rischiato

di Carolina Russo – Martina Mazzini

Rischiare l’autenticità

Carolina Russo

Difficile vivere, fa paura.
Non ricordo l’ultima volta che sono stata libera da questo timore, ma oggi so da dove potrebbe venire.
Vivere, e intendo vivere davvero, porta con sé un rischio costante, un meccanismo da cui nessuno può fuggire:l’errore.

Sembra una constatazione banale, me ne rendo conto, ma vi garantisco che la paura di sbagliare e dunque di apparire imperfetti, è un timore capace di controllarci.
Tutto acquista, in presenza di questa paura, una durezza e una rigidità che priva di spontaneità la consuetudine, e che ci appiccica addosso tratti sempre più pesanti da mantenere. Anche un sorriso può diventare un peso da sostenere, se tenuto per compiacere gli altri, e questo, io lo so bene.
A volte mi chiedo cosa rimarrebbe di me se mi staccassi di dosso tutto ciò che non mi appartiene, tutto ciò che ho creato per gli altri.
Perché sì, io mi sento un’artificiale costruzione delle mie insicurezze, prima che un essere umano unico e singolare, e non ho idea di quale sia l’autentico e quale l’aggiunto in me.

Foto Francesco Miressi

A riportarmi a me stessa è sempre, ora come un tempo, la letteratura, che si tramuta nella disperata ricerca della verità, di un’identità salda e affermata, di una corrispondenza radicata tra me e un altro essere umano, che ha incontrato in se stesso il mio medesimo sentire.
Ed è poi quando scrivo che questa corrispondenza si trasferisce dal piano interpersonale a quello interiore, mettendomi in contatto anche con le parti più ignote di me.

Ancora non riesco a verbalizzare in modo appropriato il valore che ha per me la scrittura, ma posso giurare che nessuno mi conosce meglio della mia penna, nemmeno io stessa.
Se infatti la società ci richiede di astenerci dalla spontaneità e dall’imperfezione, la scrittura si propone come ricerca di una dimensione più autentica e reale, che non esclude l’errore dai suoi percorsi ma anzi lo rende portante.
Il mio rischio oggi è quello di essere tanto reale nella vita quanto lo sono nei fogli di carta, e di ritrovare i sogni che ho tristemente smarrito nella mia paura.

Ho rischiato

Martina Mazzini

Nella nostra vita noi agiamo sempre in base a quello che ci dicono due parti molto importanti di noi: la testa e il cuore. La maggior parte delle volte, però, la testa e il cuore non seguono la stessa strada: uno va da una parte e l’altro va dalla parte completamente opposta. E’ in quei momenti che ci sentiamo in difficoltà, perché qualsiasi strada scegliamo ci sembrerà di aver sbagliato qualcosa o di aver deluso qualcuno. E’ una questione naturale, scontata, che non possiamo evitare. Fa parte di noi, della vita.
Per me il rischio è una questione di cuore, è buttarsi di pancia, cogliere l’impulso e agire senza pensare troppo a cosa potrebbe o non potrebbe succedere. Se invece scelgo con la testa tendo ad andare verso quello che mi fa stare bene e al sicuro.

Mi chiamo Martina, ho 18 anni e sono ricoverata in Pediatria presso l’Ospedale Civile di Pordenone dal 15 novembre
2023. Qui le cose non sono andate molto bene fino al 14 agosto 2024. Sembrava che fossi sulle montagne russe: il peso aumentava un po’, poi diminuiva, saliva di nuovo di poco e poi scendeva di più di quanto era salito. E questo su e giù mi ha portato a mettere il sondino nasogastrico per 3 volte, perché altrimenti avrei rischiato la vita. Il 14 agosto
il primario della pediatria mi ha chiamata nel suo studio e, siccome era preoccupato per la mia situazione, mi ha comunicato la sua decisione di rimettermi il sondino per la quarta volta. Io non volevo, volevo farcela da sola. Allora abbiamo stabilito un accordo: avevo una settimana per dimostrare che sarei riuscita a crescere di peso da sola, altrimenti lui me l’avrebbe messo.
Ho rischiato.

Foto di Riccardo Moretti

Quando mi svegliavo il mattino sentivo la preoccupazione penetrare in ogni singola cellula, il timore che durante la giornata qualcosa non andasse per il verso giusto, ma allo stesso tempo sentivo anche la voglia di dimostrare a tutti che ero più forte di quello che credevano.
Ho rischiato.
Quando arrivava il momento del pasto il mio cuore batteva forte come se seguisse il ritmo di una musica molto movimentata. E in quel momento sentivo la malattia urlarmi contro, insultarmi, ma io le andavo contro lo stesso.
Ho rischiato.

Quando andavo a dormire, la sera, la mia testa era piena di sensi di colpa, di incertezze e di pensieri irrazionali, di cose che avrei potuto fare meglio e di altre che, invece, sarebbe stato meglio evitare. Mi addormentavo ripetendomi che anche il giorno seguente sarebbe andato bene e che avrei dimostrato la mia volontà.
Ho rischiato.
Quando ripensavo alle parole del primario mi rendevo conto che aveva ragione a essere preoccupato, che lui stava facendo così perché era una questione di vita o di morte. Che il suo sguardo terrorizzato era comprensibile. Che lui teneva veramente a me e che non avrebbe permesso che mi succedesse nulla.
Ho rischiato.

Foto di Riccardo Moretti

Penso che in tutto questo la mia testa ed il mio cuore fossero schierati da due parti opposte. La mia testa, la malattia, diceva di non rischiare, di seguirla perché lei mi avrebbe fatto stare bene. Il mio cuore, Martina, diceva che la mia testa era una bugiarda e che se non avessi rischiato non avrei ripreso in mano la mia vita: il mio cuore non
voleva più sopravvivere, lui voleva vivere.
Ho rischiato.
Ce l’ho fatta: non ho messo il sondino. Questo perché ho seguito il mio cuore e continuerò a seguirlo.
Ho rischiato e ne è valsa la pena.