Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

Gianni Pignat e l’arte del viaggiare

di Marco Casolo e Gianni Pignat

Incontriamo Gianni Pignat a Porcia, nel luogo di partenza e di ritorno dei suoi viaggi: la sua dimora.

L’ha progettata nel 1974 ispirandosi alle linee razionaliste di Le Corbusier, una struttura sobria, di vetro e cemento. Ha contenuto i costi di costruzione rinunciando alle linde a sbalzo e ai serramenti esterni. Praticamente un cubo con al centro un ampio patio/salotto per condividere momenti conviviali.

Nel corso del tempo è diventato un contenitore etnico. Un deposito di memorie, di oggetti acquistati e/o barattati nei luoghi visitati, in più di 50 anni, durante le centinaia di  viaggi in tutti i continenti: armi bianche, punte di lance, frecce, maschere, machete, copricapi, sculture, monili, tappeti, diversi  tessuti particolari, anche di ortiche. Una collezione di 120 gilets, oltre a migliaia di fotografie, 3000 libri di viaggi, di cui alcuni rari.

Harar, Etiopia 2008

Nei suoi 150 quaderni di viaggio, simili ai Moleskine di Chatwin, sono annotati appunti, disegni, impressioni. Niente costringe i ricordi a manifestarsi come l’odore, la luce, i suoni e i rumori di certi luoghi. Se non poteva riportare indietro qualche oggetto ricorreva alla  tecnica del ‘frottage’ ( si ottiene un disegno appoggiando sull’oggetto un foglio di carta  e mediante lo sfregamento con pastelli a cera,  se ne riproduce l’immagine, una sorta di decalcomania) per  riportare  a casa la sublimazione di quell’oggetto; fosse un tombino, una ringhiera, una lapide, un’iscrizione su  qualche antica pietra.

Viaggiare è utile, fa lavorare quell’immaginazione che ha alimentato e caratterizzato da sempre l’instancabile e originale lavoro dell’artista Gianni Pignat: quadri, disegni, ceramiche, terrecotte, sculture in legno, metallo, installazioni, mobili ed elementi di arredo, monili.

Casa Pignat, Il patio

Ma  la motivazione principale che gli ha fatto intraprendere viaggi avventurosi e non privi di rischio è stata il suo lavoro di fotografo freelance. Ha finanziato i suoi viaggi proponendo reportages a giornali e riviste specializzate. Per una questione ‘etica’ non ha voluto fare il ‘turista per caso’: voleva guadagnarsele queste esperienze.

Frottage, tomba di Franz Kafka, cimitero ebraico di Praga,
ha long bay beach. Vietnam. China su carta, 2006

La capacità di adattarsi alle difficoltà e la disinvoltura nell’affrontare gli imprevisti sono state facilitate dalla conoscenza delle lingue: sufficiente per le lingue europee, compreso il russo,  oltre a qualche espressione indispensabile di arabo.

 Ça va sans dire che i viaggi rischiosi che valgono la pena di essere effettuati  portano inevitabilmente, prima o poi, a dipendere anche dalla disponibilità e dalla gentilezza degli sconosciuti incontrati lungo il percorso.

Pastori Afghanistan, 2003

È importante saper sorridere, salutare con ampi gesti delle mani e  fotografare con discrezione, cercando di essere sempre  pronti ad affrontare quel margine di rischio insito nel viaggio: aggressioni, furti, complicazioni di tipo burocratico o malattie come la meningite malarica contratta nel 1997 in Indonesia.

Gianni Pignat racconta i suoi viaggi nei minimi dettagli, con passione. Da abile e consumato conferenziere non rinuncia ad aprire continuamente parentesi che dischiudono nuovi percorsi e allargano il racconto.

Tribu Kayak, Borneo malese

Prima di salutarlo gli chiediamo, tra il serio e il faceto … e l’ultimo viaggio?  Risponde citando Louis-Ferdinand Céline: «La vita è un’ottima preparazione alla morte e viaggiare  è un allenamento per l’ultimo viaggio.»