Blognotes n 18
Blognotes 18
ISSN 3035-4196

Blognotes (online)

BELLEZZA è il tema del numero 18 di Blognotes

Articolo presente in

La bellezza rinnegata

di Renato Russi

Capita spesso di pensare in diversi ambiti al significato della bellezza che gli antichi Greci, maestri in tutti i campi, hanno sempre trovato ai quesiti dell’essere umano riguardo alla bellezza della natura, alla bellezza delle arti, della Società cosi come della Politica.
Cosa possiamo noi pensare al giorno d’oggi?
Tutto sta sfuggendo dalle mani e non solo per il susseguirsi degli eventi o della storia o della velocità in cui si vive il quotidiano.
Mi è capitato, recentemente, di ascoltare un’ intervista di Massimo Cacciari sul tema della “bellezza abbandonata”. Era un’intervista a due per la presentazione di un libro del Prof. Giuseppe Di Giacomo.
Ciò che è emerso dal confronto è che cambiata la percezione dell’estetica, la quale è diventata funzionale a chi la propone indipendentemente dal grado di istruzione o lavoro applicato ad essa.
Certamente questa percezione è cambiata nel corso dei secoli ed in questi ultimi è addirittura cambiata la funzionalità della stessa definizione.
I parametri stessi per la definizione del “bello” sono cambiati e questo vale per l’estetica dell’agglomerato urbano, cosi come della campagna o della natura umana.
Il concetto di kalokagathia (unione di bellezza fisica e virtù morale) legato all’armonia e alla proporzione pare da tempo abbandonata dai più.
Quanto è possibile ammirare la bellezza delle opere d’arte, delle architetture senza avere un minimo di educazione formale e non solo su di esse?

veduta di Trieste, foto Ivana Truccolo

Oggi la bellezza fa riferimento a canoni estetici che non sono più rigidi e univoci come in passato. Da un lato è anche positivo che la bellezza non sia più riservata a un solo modello ideale ma cambi a seconda delle culture, delle epoche e delle preferenze individuali.
Se questo risulta positivo non sembra lo sia quando alla bellezza viene attribuito un mero valore “funzionale”.
Nei progetti in corso nel nostro Paese, nella nostra Regione questo è sempre più evidente.
Il “ponte sullo stretto di Messina” per esempio! Ricordo che ero alle suole medie quando mi era stato assegnato un “tema di italiano” su questo argomento. Cosi come sulla “mafia” la quale impera nel quotidiano nazionale in maniera sempre più integrata e funzionale ai tempi che cambiano.
Una volta i cosiddetti “antichi valori” davano un senso alla bellezza conclamata, ma ora che questi valori vengono abbandonati si può dire che anche la bellezza viene abbandonata, allorché non sussistono più i valori della verità non solo oggettiva e questa sottolineata dal “patrocinatore” della bellezza asseverata.
Recentemente mi sono recato spesso a Trieste e non ho potuto fare a meno di sentire gli amici Triestini preoccupati sull’idea della volontà dell’amministrazione comunale, purtroppo ancora in atto, di creare un’ovovia per raggiungere il ciglione carsico e portare i passeggeri a un parcheggio presso il Quadrivio di Opicina.
Una conclamata “bellezza funzionale” da parte dell’attuale autorità amministrativa che in realtà provocherebbe il disboscamento di più di 4 ettari. Per realizzare il parcheggio da 320 posti e la stazione al Quadrivio di Opicina verrebbe distrutto un bosco di più di 2 ettari. Lungo il percorso nel tratto Bovedo-Opicina oltre alla posa in opera dei 15 piloni, di cui 9 tra Barcola e il Carso, per sostenere l’ovovia, un disboscamento largo almeno 14,3 metri e che nel complesso sarà di altri 2 ettari.
Tutto ciò in una zona della Rete Ecologica Europea “Natura 2000” zona di protezione speciale e sito di interesse comunitario. Questo consumo di suolo non sarebbe stato in linea con la sostenibilità ambientale requisito fondamentale per i progetti finanziati dal PNRR.
Questa volontà di costituire un ordine estetico-funzionale solo per “ammortizzare” dei fondi europei (a debito) con le scusanti del caso le quali andrebbero contro qualsiasi condizione etica ed estetica oltre che culturale non solo a Trieste ma anche di altre città della Regione Friuli-Venezia Giulia.

Bosco-Bovedo, Opicina, Trieste. Fotografia di Andrea Wehrenfennig Legambiente TS

Giustificare con un concetto di bellezza funzionale che in realtà nasconde se non lede la bellezza dello stato delle cose non rileva né lo spirito umano né la verità.

È vero, ormai, che il concetto estetico stia diventando sempre più un concetto fluido, soggettivo e culturale. Tutto questo ha un’influenza che riguarda il relativismo culturale, l’influenza dei media e della tecnologia che con i social e le varie app dà a tutti il potere di un estetismo becero e privo di fondamenta. Il focus si è spostato dall’ideale alla celebrazione delle differenze individuali. La bellezza dei fatti come quello di Trieste evidenzia come essa sia influenzata da fattori storici e sociali limitati nel tempo.
In realtà si è rinnegato il valore della bellezza di hegeliana memoria come espressione di qualcosa di più profondo: autenticità, emozione, significato.
In altre parole, non abbiamo abbandonato la bellezza, ma abbiamo smesso di cercarla in un solo modello ideale.
Trovando che i modelli proposti non corrispondono alle esigenze generali di un territorio e della popolazione dello stesso, il concetto di bellezza funzionale è diventato un concetto cosi astratto da considerare le proposte come una sorta di bellezza rinnegata.