Quanto è importante vivere il proprio concetto di bellezza all’interno delle mura domestiche? La casa è per antonomasia il luogo dell’intimità, dell’ascolto di se stessi, della pace e delle piccole gioie. E Maria Paludetti è la persona più adatta con cui parlarne, perché arredare è il suo mestiere. Se ne occupa da 28 anni con grande passione: le piace aiutare la gente a trovare la propria aria di casa; le sue prime esperienze lavorative sono state presso negozi di arredamento e design, per passare a studi di progettazione di interni residenziali e contract. Ora è libera professionista e alterna collaborazioni con aziende produttrici, negozi di arredamento e clienti privati.
Maria, com’è cambiato il gusto nel campo dell’arredamento dal dopoguerra a oggi? E c’è qualche relazione tra questi cambiamenti di gusto e cambiamenti sociali o momento storico?

Si certamente, le case rispecchiano i cambiamenti sociali ed il momento storico in cui viviamo. Dal punto di vista della distribuzione interna, nelle abitazioni degli anni ‘50-‘60 troviamo una netta divisione tra zona giorno e zona notte; la cucina, il salotto e la camera da letto avevano il loro spazio ben preciso, era importante avere una stanza “di rappresentanza” per accogliere gli ospiti. Le camere erano messe in comunicazione da un corridoio e si trattava di locali molto più ampi di quelli attuali. La cucina era un locale dedicato alla sola preparazione dei pasti che poi venivano serviti nella sala da pranzo. Il fermento e la voglia di sperimentazione degli anni ‘70 si notano anche nell’arredamento: è l’epoca dei pattern dai colori audaci e psichedelici, delle geometrie protagoniste, di nuovi materiali; la distribuzione della casa inizia a cambiare: si perdono la formalità e le barriere nette delle epoche precedenti a favore di un approccio più casuale ed informale; niente più ambienti netti e separati a favore dell’open-space. Le comodità degli anni ’80 portano a concepire in modo ancora diverso la casa: la tv diventa centrale e disponibile in ogni stanza. Il salotto assume un ruolo importante e diventa così il fulcro della casa. A partire dagli anni 2000 la casa non sarà più la stessa: la cucina non è più un ambiente in cui preparare i pasti, ma diventa il centro di una grande area living. Multifunzionalità è la parola che meglio descrive la casa moderna: in cucina si chiacchiera con la famiglia, si cena attorno ad un bancone che può essere utilizzato in altri momenti come spazio per studiare o per fare i compiti. Le camere da letto attuali sono più piccole a favore di bagni e zona living e, proprio come la zona living, racchiudono più funzioni: possono trasformarsi in studio con una scrivania per studiare o lavorare, oppure in cabina armadio o in un ambiente per fare fitness in casa. Il bagno non è più solo un locale di servizio: è un rifugio di relax e benessere. Ampie docce, scenografiche vasche oppure ambienti spa: il bagno diventa un’oasi in cui rilassarsi dopo le fatiche della giornata.

Hai notato degli elementi di stile, colore e disposizione degli interni caratteristici della nostra regione?
Mi piacerebbe rispondere di sì, mi piacerebbe ci fosse ancora un’identità territoriale riconoscibile anche nella progettazione di interni, ma negli ultimi anni non trovo questo riscontro; effetto della globalizzazione, dei regolamenti edilizi, della facilità di reperimento di materiali che uniformano e standardizzano un po’ tutto. Fino a qualche decennio fa la casa friulana aveva determinate caratteristiche che la differenziavano dalle altre regioni. Ad esempio al suo interno si poteva trovare, sia in montagna sia in pianura, il fogolâr, il focolare aperto, cuore dell’abitazione popolare friulana, diventato addirittura simbolo della friulanità. Dove non c’era il fogolâr c’era lo spolert, una sorta di cucina economica a legna incassata in una finitura di muratura. Questo forse è l’unico elemento che in alcune case ancora sopravvive. I materiali ed i colori impiegati provenivano dal territorio e quindi si differenziavano dalle altre regioni (ad esempio la pietra del Torre o quella Piasentina); la facilità di adesso di approvvigionamento e di distribuzione di materiale e colori è sicuramente un fattore positivo, ma ha contributo a snaturare quelle forti identità. Per alcuni anni successivi, la casa friulana presentava ancora caratteristiche proprie: penso ad esempio alla taverna, presente in quasi tutte le case degli anni ‘70-‘80, ma negli ultimi anni, anche questa tipologia di locale è andata via via scomparendo, di pari passo al cambiamento delle abitudini abitative. Non nascondo che mi piacerebbe che amministrazioni, committenti e professionisti trovassero il giusto compromesso per riuscire a mantenere una certa identità territoriale nel rispetto delle abitudini abitative di un tempo ed attuali.
Il cambiamento intervenuto nel tempo è stato influenzato da considerazioni di carattere funzionale o di carattere estetico?
Il cambiamento nel modo di considerare la bellezza nell’arredamento di interni è stato fortemente influenzato dalla crescente ricerca di equilibrio tra funzionalità ed estetica, da un continuo oscillare tra la predominanza dell’aspetto funzionale e l’emergere del concetto di bellezza. Se nell’immediato dopo guerra e i primi anni ‘50 la funzionalità era l’elemento centrale in quanto le risorse economiche erano limitate, il disegno di interni si concentrava principalmente su praticità ed essenzialità; negli anni ‘60, ’70, invece, l’influenza di varie correnti di design dimostrano che estetica e funzionalità non devono essere in conflitto. Nei decenni successivi il design diventa al servizio della vita quotidiana fino ad essere arricchito anche da una ricerca di eleganza e raffinatezza grazie a prosperità economica e maggiore disponibilità di materiali diversi. Negli anni ‘80 la bellezza ha cominciato a prevalere come parametro principe di molti contesti, incluso l’arredamento: spesso un divano bello non era comodo ed un divano comodo non era bello..
E quali sono secondo te le tendenze per il futuro?
Negli ultimi tempi noto una nuova particolare attenzione all’equilibrio tra estetica e funzionalità; i designer di prodotto sono alla continua ricerca di soluzioni ottimali per arrivare a questo risultato con inoltre una crescente attenzione all’am
biente per la scelta dei materiali. Dal legno recuperato alle plastiche riciclate, i mobili sostenibili saranno un must per chi vuole arredare con un occhio di riguardo alla natura. Le grandi aziende di design italiano si sono mosse in tal senso e la sostenibilità è parte integrante dell’offerta, in tutti gli ambienti. Questo conferma la continua ricerca di equilibrio tra aspetto funzionale ed estetico con attenzione crescente alla qualità, all’uso consapevole dei materiali, alla creazione di spazi non solo belli, ma anche vivibili e sostenibili.
Che colori e forme prevalgono in questi ultimi tempi?
Gli ultimi anni nel campo dell’arredamento si contraddistinguono per palette cromatiche che mescolano toni neutri (il beige, il panna, il bianco caldo), o ispirate alla natura (verde salvia, terracotta, sabbia) uniti ad accenti vivaci per non rinunciare ad un tocco di personalità. C’è una propensione in generale verso l’utilizzo di materiali organici e naturali, tattili, quali ad esempio il legno per pavimenti e rivestimenti, la ceramica per i piani cucina e tavoli, il lino, il cotone, il velluto nei rivestimenti di tessuto e tendaggi per creare un effetto visivo e sensoriale raffinato. Per quanto riguarda le forme, c’è una forte predilezione alle curve, agli spigoli smussati, a forme sinuose e generose, in un certo senso femminili, a partire dai divani, ma anche per i tavoli, le sedute, le penisole delle cucine fino ad arrivare anche a mobili, armadi ed alle pareti interne; si tratta di forme che non vengono percepite come elementi pericolosi, anzi capaci di rendere lo spazio più accogliente, avvolgente, adatto a trascorrere del tempo con amici e famiglia. Questa combinazione tra colori e forme riflette il desiderio di creare ambienti accoglienti, rilassanti, rassicuranti, protettivi in grado di far sentire al sicuro e a proprio agio, in un periodo storico di incertezza.

Che consigli puoi dare a chi sta per arredare casa?
Ho scelto come claim della mia attività di interior design un gioco di parole tra il mio nome e aria di casa: M_aria di casa perché credo che ognuno, nell’affrontare la scelta dei propri spazi e dell’ arredamento, debba avere come obiettivo il raggiungimento di quella particolare sensazione di riconoscere la propria “aria di casa”, quella percezione che fa dire: mi sento a casa, mi sento a mio agio, mi sento protetto, mi sento coccolato. Il mio primo consiglio è quindi porsi delle domande: cosa mi fa sentire a casa, quali sono le mie reali esigenze e necessità; cosa mi aspetto dalla mia casa? sarà un luogo dove passerò molto tempo? mi piace cucinare? mi piace leggere? mi piace riposare? mi piace accogliere gli amici? ho bisogno di uno spazio per lavorare o per fare attività fisica? Sono soltanto alcune domande da porsi prima di affrontare ogni scelta di arredo. Altro consiglio: non improvvisare e se possibile, affidarsi ad un professionista che può aiutare a capire i desideri e le necessità, unirle alle reali possibilità dell’abitazione, trovare il suo potenziale, sfruttarlo al meglio per tradurre il tutto in realtà.
La casa dovrà essere unica, personalizzata e fedele a chi la abita, come un bellissimo vestito cucito apposta su di sé.
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