Blognotes n 18
Blognotes 18
ISSN 3035-4196

Blognotes (online)

BELLEZZA è il tema del numero 18 di Blognotes

Articolo presente in

La bellezza dei libri

di Mauro Danelli

Questa volta vorrei lasciar parlare direttamente i risvolti di copertina, i quali oggi troppo spesso non sono più paragonabili a quelli di una volta. Giulio Einaudi, nel corso di un’intervista, sottolineava con orgoglio come un certo Cesare Pavese, da lui definito il ”cane da guardia” della casa editrice, facesse riscrivere i risvolti di copertina ad un certo Italo Calvino anche dieci volte non essendo mai pienamente soddisfatto. E il signor Italo Calvino li riscriveva fino ad ottenere risultati davvero eccellenti.
Oggi la situazione è molto diversa: capita frequentemente che ci prenda una sorta di rabbia per quello che certi risvolti propongono. Solo per fare un esempio proporrei una parte di quello comparso recentemente in un volume della Mondadori: ”…ambizioso, spazioso, tropicale e selvaggio…è l’opera matura di uno dei più grandi scrittori italiani, finalmente davanti alla cruciale occasione di visitare se stesso e di accompagnarci tutti dentro un abisso in cui si gioca senza regole, sul ciglio del nonsenso…”: toni roboanti per un autore, relativamente giovane, che un domani, forse, potrà anche essere considerato importante, ma che ha bisogno ancora di tempo e lavoro per far emergere risultati convincenti; ma, si sta anche presentando un libro in modo fumoso e poco pregnante.
Di fronte a questo risvolto ho sentito il bisogno di sfogarmi con l’agente della casa editrice inviandogli il seguente messaggio: <<nei tempi in cui scrivere, leggere, ”vendere” libri era ancora attività seria e ”qualificante” c’era il signor Cesare Pavese che faceva riscrivere i risvolti di copertina al signor Italo Calvino anche dieci volte fino ad ottenere un risultato pregevole. Oggi siamo arrivati a risvolti di copertina di questo genere, rispetto ai quali un promotore serio e un libraio serio non possono non provare un ”moto di indignazione”. Siamo ridotti veramente male!>>.
L’agente non ha potuto che condividere pienamente la mia indignazione.
Per fortuna non è sempre così. E allora, rispetto al tema di questo numero di ”blognotes”, proviamo appunto a far parlare parti dei risvolti di copertina relativi a libri comunque interessanti.


Partiamo con quello del volume di Paolo Portoghesi ”Perché parlare di bellezza, una parola sconvolgente” (Baldini + Castoldi 2024): ”Non sappiamo quando la parola bellezza abbia iniziato il suo corso. La forma del corpo umano, sia maschile che femminile, è stata da sempre oggetto di percezione e di giudizio, suggerendo una polarità tra brutto e bello e creando manufatti artistico-rituali che riproducevano i criteri della bellezza…Obiettivo di questo libro è dunque quello di ripercorrere il cammino di una parola e di un concetto che sono stati capaci di informare di sé quasi ogni aspetto della civiltà.
In questo modo, riscoprendone i contorni e le potenzialità, la bellezza potrebbe tornare a svolgere nei confronti dell’arte una funzione liberatoria…per far si che l’arte non sia solo una produzione di oggetti o di eventi riservata all’angusto circuito degli addetti ai lavori, ma possa farsi davvero espressione corale della bellezza”.
Passiamo a quello del libro di Carlo Vanoni ”L’arte quando brucia” (Solferino 2024): ”Questo libro è un itinerario nel paese dell’arte, con cinque singolari protagonisti, ciascuno dei quali ci guida attraverso un decennio del Novecento: sono Jackson, Mario, il Tedesco, Francesca, lo Squalo.


Così l’arte contemporanea, che spesso guardiamo con distrazione o pregiudizio, magari solo per decretare che non si capisce, diventa una colorata avventura che ci porta da New York a Roma, da Monaco a Londra, da Bologna a Parigi…Scopriamo i luoghi della controcultura urbana e le vie del collezionismo, da una parte all’altra dell’Atlantico…partecipiamo da spettatori finalmente informati dei fatti alle rivoluzioni che gli artisti da sempre compiono modificando la realtà, la rappresentazione e la bellezza…Carlo Vanoni spazia con la sua scrittura ricca e ispirata tra aneddoti e analisi, racconta i grandi movimenti e le opere fondamentali e ci fa sognare i sogni degli artisti che hanno voluto raccontare, cambiandoli, le epoche e il mondo. A costo di bruciare stili, categorie, materiali e a volte anche se stessi”.
Continuiamo con quello del volume di Giovanni Fighera ”La bellezza salverà il mondo” (Ares 2024): ”…A detta di Dostoevskij (”I demoni”) la bellezza è il vero frutto dell’umanità intera e, forse, il frutto più alto che mai possa essere…Il percorso del volume investe i campi artistici, letterario (Iacopone, Dante, Petrarca, Tasso, Shakespeare, Manzoni, Dostoevskij, Zola, Peguy, Wilde, Ungaretti…), figurativo (Michelangelo, Raffaello e tanti altri fino a oggi), filosofico (Platone, Aristotele, san Tommaso, Kant, Croce…) sorpresi sotto la luce portata dal fatto cristiano. Presi per mano dall’autore apriamo gli occhi su quel brutto a cui ci siamo abituati e che sta diventando categoria di giudizio e veniamo pian piano istradati dentro quella via pulchritudinis che davvero rappresenta l’urgenza educativa del nostro tempo”.

 


Il percorso fin qui condotto ci ha portato ad incrociare arte e bellezza per arrivare a toccare la spiritualità. Stiamo considerando però non una spiritualità legata ad una religiosità ideologica bensì una spiritualità dell’anima, il bisogno di ricerca di senso in questo nostro essere uomini.
E’ l’istinto che ha mosso uomini di talento (possiamo tracciare ad esempio una linea che parte da Leopardi per arrivare a Pasolini) verso le vette dell’arte e della bellezza.
Questo istinto può riguardare ognuno di noi, magari non ci porterà a produrre opere d’arte ma almeno ci spingerà ad ammirare l’arte e la bellezza che ci circondano. Il solo riconoscere ed apprezzare tutto il bello che ci offre la natura può già esprimere un anelito artistico, qualcosa che rimarcando la potenziale nobiltà di ogni uomo può aiutare a combattere la tanta bruttezza di cui l’umanità pare capace.
E allora continuiamo con il risvolto del volume di Vito Mancuso ”La via della bellezza” (Garzanti 2018): ”Perché rimaniamo incantati davanti a un volto umano o a un dipinto, o avvertiamo un’inesprimibile dolcezza interiore ascoltando musica, o ci soffermiamo con con occhi spalancati a contemplare un tramonto?
Perché, in altre parole, ricerchiamo quella rivelazione, quell’epifania che definiamo bellezza?
Vito Mancuso affronta un mistero che è tipico dell’uomo, e ne interpreta le profondità per farne la bussola capace di orientare il camminare verso la verità…Questa riflessione diventa un’avventura alla ricerca delle sorgenti della bellezza in grado di indicarci quali pratiche concrete possiamo mettere in atto per rendere quotidiano il nostro rapporto con essa: solo in questo modo infatti potremo superare ogni indifferenza e tornare a gioire al cospetto di quelle opere e di quegli eventi capaci di stringerci il cuore. Perché ricercare e custodire la bellezza è la via privilegiata per onorare il compito che attende la nostra vita”.
Da queste parole vorrei trarre una personale sintesi: dobbiamo cercare opere ed eventi capaci di ”stringerci il cuore”, di ”orientare il cammino verso la verità” e indicare ”pratiche concrete di bellezza”.
Se in questo sta il nostro destino ideale dobbiamo chiederci perché continuiamo a scatenare guerre di ogni tipo, perché perseveriamo a mostrare il nostro lato peggiore, perché bruciamo in modo così assurdo tante opportunità.
Non ci resta che sperare e lavorare affinché veramente la bellezza possa diventare strumento eccellente per una nostra salvezza. Una salvezza che però dobbiamo guadagnarci.