All’Epifania, in Friuli si accendono i falò e tutt’attorno, canzoni, pinza e vino. Si osserva da che parte tira il vento e poi….si decide: “se il fum va a soreli jevat / ciape il sac e va al merciat / se il fum va a soreli a mont / ciape il sac e va pal mont”…se il fumo va a levante, prendi il sacco e va al mercato, se va a ponente prendi il sacco e va per il mondo.
Per i friulani, andarsene per il mondo è sempre stata “l’altra possibilità”, sempre imminente anche senza bisogno di guerre o di terremoti: si torna a casa a Natale e poi via di nuovo, come accade ancora oggi per i lavoratori stranieri.
…da noi non c’è lavoro / ma la gente nasce lo stesso / così si cresce come capretti in libertà / tra
le sottane delle madri e gli aghi degli abeti / e quando si capisce…bisogna andare (1)
Così scriveva, nel 1960 in una sua poesia Leonardo Zanier (1935-2016), poeta friulano che ha raccontato il confine, con i drammi, le idiozie, le assurdità tra contraddizioni burocratiche e malvagità nazionalistiche. Un viaggio, il suo, letterario e reale.
Nel 1954/55, terminati gli studi di perito industriale al Malignani di Udine, raggiunge il padre lavoratore in Marocco. Con l’indipendenza di quel Paese, viene cacciato insieme ad altri europei e fa ritorno a Comeglians, dove riceve l’incarico di organizzare una scuola professionale.
Con gli allievi cerca di costruire una strada interpoderale, una stalla sociale e una sala da ballo. Leggeva “L’Espresso” e “Il Mondo” di Pannunzio e ben presto viene catalogato come “sovversivo”. Un funzionario del Consorzio provinciale per l’istruzione gli intima “chi insegna non deve fare politica”. Una stalla sociale a Comeglians, in quei tempi, era … fare politica.
Decide di partire in Svizzera, definitivamente. Nella sua valigia di emigrato, oltre all’italiano, al francese che già conosceva, e naturalmente al friulano, aggiunge nel tempo anche il tedesco.
E inizia a fare politica davvero, insegnando nei corsi per lavoratori emigrati, organizzati dalle Colonie Libere, di cui diventa presidente. Lavora per l’Ecap, l’Ente di formazione professionale della CGIL in Svizzera. Dopo 10 anni, nel 1977 viene chiamato a Roma, come segretario nazionale e responsabile dell’ufficio studi e ricerche dell’Ecap. La sua vita si svolge tra Zurigo, Roma e Comeglians, anzi Maranzanis, il borgo dove c’è, ancora, la casa di famiglia.
“Io me ne sono andato, ma io andavo e tornavo…gli altri se ne andavano e non tornavano più”.
Sono andate via anche le famiglie, quindi la demografia si è estinta.
Dopo il terremoto, con alcuni amici rimasti ci siamo chiesti cosa potevamo fare per arrestare questo esodo. E da lì è nata l’idea dell’Albergo diffuso, cioè ristrutturare le case del borgo e metterle a disposizione di un turismo compatibile nei vari ambiti: l’Albergo è stato inaugurato nel 2000 …da una cosa iniziata nel 1978.”
“I friulani, nei decenni scorsi, hanno lasciato a migliaia i loro paesi. Ma la loro lingua e la parlata locale hanno resistito. La soffitta dei Carnici era la dimostrazione della globalizzazione ancora prima che si parlasse di globalizzazione. C’erano buste e cartoline con i francobolli dall’Austria, dall’Ungheria, dall’Ucraina, dalla Polonia, Francia, Germania, Belgio, Argentina, Brasile, Venezuela, Canada, Australia, Stati Uniti.
Dal 1946 al 1970 risultano emigrati 363.000 friulani, in media 14.000 all’anno.
A partire degli anni 60 avviene un’inversione: i rimpatri superano gli espatri.”
“L’Ente Friuli nel Mondo promuove in piena autonomia i collegamenti con i Friulani residenti in Italia e all’estero tramite i ”Fogolars Furlans o Famee Furlane: 150 sodalizi con 20.000 affiliati che dispongono di giornali e di un enorme patrimonio relazionale e non solo. Sostegno morale e materiale al fine di mantenere e promuovere l”identità culturale friulana”, ma anche il dialogo interculturale, la solidarietà tra le generazioni, la formazione professionale.
L’identità friulana (lingua, tradizioni, studi) è da sempre un punto centrale anche nell’attività centenaria della Società Filologica Friulana, 4000 associati, tra i quali anche Pasolini.
L’ AFDS (Associazione Friulani Donatori di Sangue) nel 1958 si è staccata da un ambito nazionale perché i metodi e i contenuti ideologici non soddisfacevano le istanze locali in relazione alla gestione del sangue e all’identità friulana…il sangue dei friulani deve restare in Friuli.
Con questi Enti, in difesa dell’identità, Zanier è sempre stato in disaccordo e lo ha manifestato soprattutto attraverso la poesia, che non è uno strumento di manipolazione, ma è uno strumento di comunicazione, il più diretto e forse il più efficace: formulare un’idea con il minimo di parole.
sempre di più si giura / si litiga / si spostano confini / ci si sbudella / si fanno guerre / per la santissima identità / ma cos’è l’identità ? / per dirla in breve e a fondo: /che se fossi su Marte / mi sentirei terrestre / e quando sono in Africa / mi sento europeo / quando sono in Portogallo italiano / quando sono a Roma friulano / quando sono a Udine carnico / quando a Tolmezzo comeglianese /e a Comeglians maranzanese / e se sono a Maranzanis: / non mettiamoci a confondere per favore la famiglia Di Pasqua / la mia / con quella del Ghetto / gentucola poco affidabile / arrivati chissà da dove / magari da Silligetto / insomma ragioni da vendere / ne ho e ne avrei / e questo lo si capisce subito / per aver in gran sospetto / per odiarli a morte / per sterminarli se occorre / tutti questi diversi / prima quelli Del Ghetto / poi i comeglianesi / i tolmezzini / gli udinesi / i friulani / per non dire i romani / gli italiani / i portoghesi / gli europei / gli africani / e ben inteso i terrestri / solo che fossi marziano. (2)
Durante gli incontri e conferenze, dopo la lettura d questa poesia, c’era spesso un dibattito e, in sintesi, Zanier ritornava su questi concetti:
“… per me “identità” è una parola pericolosa. Cosa vuol dire ? Una cazzata… una parola ignobile usata in tutti i modi. Mettiamo insieme le diversità, non le identità”, e…invece di metterle insieme ognuno toglie la sua, come è successo in Jugoslavia, ed è stata una cosa tremenda… l’identità è la biografia delle persone, e la biografia delle persone è un fatto evolutivo. Man mano che si fanno esperienze la gente cambia e quella diventa la sua identità”.
…ideas muartas nus tegnin tacats tar un mont di muarts / cjalin plui in la dai nestis bearsc e isarin plui fuarts
idee morte ci tengono attaccati a un mondo di morti / guardiamo più in la dei nostri orti e saremo più forti (3 )
Abbiamo un’identità perché siamo friulani ?
E’ una stupidaggine incredibile, cosa vuol dire?
Siamo friulani e abbiamo un’identità per quello che abbiamo…bisognerebbe fare una lista di ciò che abbiamo in comune, perché probabilmente tante cose non le abbiamo in comune“.
- Ma la int nas distes… / Lo stesso si nasce … da Libers di scugnî lâ 1960-1962, ed. Messaggero Veneto, 2003
- Identitât / Identità da Licôf poesie 1991/1995 ed. KAPPA VU, 2007
- ideas muartas / idee morte da Libers di scugnî lâ,1960/1962
- Testo di riferimento LEO su LEO. Un poeta (si) racconta. intervista a Leonardo Zanier di Stefano Lizier. Libro + dvd. ed. KAPPA VU ,2021