Noterelle su Pordenone
Pordenone era conosciuta per i suoi rigogliosi tigli. Profumati e preziosi. Non c’è vecchia cartolina che non abbia gli alberi nei luoghi strategici. Facevano paesaggio. Le cronache narrano che nei periodi estivi gli addetti di un’azienda bellunese raccoglievano i piccoli frutti per ricavare essenze rinfrescanti.
La nostra storia, baciata da Madre Natura, è fatta di alberi, di verde, di acqua.
Non sono solo alberi
Gli alberi hanno delle caratteristiche che di solito non osserviamo. Stanno fermi. É un’ovvietà ma chi si ferma a pensare che gli alberi stanno fermi? Eppure questa loro caratteristica intrinseca è potente, a pensarci un attimo. La nostra vita, per dirla con un fisico, si svolge su quattro dimensioni: lungo, largo, alto, e poi il tempo. All’albero due coordinate sono precluse, sta lì immobile, è suo regno la crescita e il tempo. Meraviglia!
Il buon senso trova ancora posto in politica
La riqualificazione delle strutture dell’Ex Fiera di Pordenone era attesa da tempo da atleti e società che usavano ed usano il complesso edilizio per le attività dello sport, ma quando essa diventa un ambizioso progetto che stravolge l’esistente e determina nuovi problemi, evidentemente deve fermarsi e interrogarsi sulla validità delle scelte …
Valorizzare quello che abbiamo
L’ex fiera possiede già le qualità alle quali ambiscono – spesso fallendo nel proprio intento – i progetti di rigenerazione urbana, e sono proprio le risorse lì presenti ad aver fatto sì che quello spazio urbano abbia assunto nel tempo il valore di luogo di appartenenza, cioè quello che le persone percepiscono come un bene che appartiene alla propria comunità.
Un modello virtuoso, direbbe chi si occupa di rigenerazione urbana.
La città di Pordenone e i suoi fatti urbani
La Pordenone antica e la Pordenone contemporanea è caratterizzata da forme dell’urbanizzazione e dinamiche delle trasformazioni avvenute nei tempi con l’ultima principale degli anni ’60-’70.
La Pordenone delle grandi e medie fabbriche, la città delle caserme, la città del pieno sviluppo economico, sociale ed industriale è finita da tempo.
Il tiglio delle checche
La Val d’Orcia, nel sud della Toscana, vicina al confine con l’Umbria e alle pendici del monte Amiata, prende il nome dal fiume Orcia che la attraversa ed è stata inserita nel 2004 nella World Heritage List-Patrimonio dell’Umanità UNESCO. La valle, oggi, è quello che resta di un luogo in cui la protagonista assoluta era una natura strepitosa fatta di boschi di querce, costellata da borghi di stampo medievale …
Tigli testimoni e sentinelle di un prima e un dopo
Ci sono alberi, in questo caso dei Tigli, che nel tempo sono diventati simboli di cambiamenti importanti.
Per la mia vita, ma anche per quella di molti altri, segnando un prima ed un dopo in due diversi luoghi, Gemona e Pordenone.
La villa dei nonni paterni a Gemona, nella località di Piovega, si chiamava “Il Tiglio”.
Boschi sacri, boschi contaminati
“Troverai più nei boschi che nei libri.” Bernardo di Chiaravalle. Si ritiene che in antico i boschi coprissero quasi tutta la superficie della penisola italiana, e che le popolazioni di allora vivessero nei loro pressi, lungo le coste e le valli fluviali. Il primo luogo sacro, definito in seguito “lucus” in Latino, pare sia stato il bosco, e iù in particolare la radura, un’area libera circondata da alberi, ma non costruita da mano umana.
La paulonia
Bambini nostri e di altri amici
danzano attorno alla paulonia
abbracciando l’enorme tronco girano tenendosi per mano
una cerimonia d’addio
Caffè
I cucchiaini e lo zucchero danzano nei caffè,/ le labbra/ liberano le parole che fluttuano/ nell’aria stantia/ del bar.
Gli occhi/ si rincorrono/ i sentimenti/ come mareggiata sulla spiaggia sotto il castello./ Il mio presente, il mio adesso,/ il mio oggi…