La mia vita attualmente è governata da orologi sciolti alla Dalì.
Da dieci mesi la gabbia del tempo è sovrastata da una piccola figlia-godzilla che appena tenti di avvicinarti all’agenda o a un’idea di tempo scandito ruggisce.
Ho sviluppato tecniche raffinatissime per distrarla e prendermi qualche secondo per lavorare, scrivere, pensare.
Il tempo passa fluido dettato da esigenze come cibo, sonno, dentini, cacca, bagnetto, voglia di scoprire il mondo. Il tempo dei bambini è un presente continuo, per conviverci bisogna cavalcare l’onda. Mantenere il presente sempre buono, in ottimo stato, per garantire un futuro prossimo sereno.
La griglia del tempo è un sottotraccia latente sovrastato dalle danze fluide dei giorni.
ORE 14.00, scatta l’allarme del cellulare PARTENZA: il tempo fluido è sospeso e quello incasellato è partito.
Consegno Godzilla alla nonna e in 3 secondi faccio mente locale su cosa devo fare, carico l’auto e alle 14 e 1 minuto parto, mi aspettano 18 minuti esatti di auto dove il mio cervello si riattiva come il ticchettio di un orologio. I primi 5 minuti di auto penso se ho caricato tutto e passo per passo ricordo i passaggi temporali dell’attività da svolgersi alla scuola dell’infanzia. I successivi 5 penso all’organizzazione della settimana e se mi mancano materiali da acquistare, testi o presentazioni de scrivere. 50 secondi un intenso pensiero a “Godzilla mon amour” e a quanto grande è il mio amore per lei. 10 secondi per pensare al passato,1 minuto per pensare al futuro e 6 minuti per chiamare la Berta, la mia più cara amica con la quale le telefonante finisco con “ O scusa Berta ma sono arrivata devo iniziare, i nani mi aspettano”.
Esco dall’auto e metto i soldi pescati dal fondo della borsa nella macchinetta del ticket, la macchina stampa: valido fino alle 16.50. Bene dai!
Mi carico come un’asina con le borse dei materiali e vado verso la scuola.
Mi aspettano alla scuola dell’infanzia due gruppi: prima un’ora con i cinquenni e poi un’ora con i duenni alla loro prima esperienza scolare.
Arrivo al cancelletto e come sempre leggo il menù del giorno:
“Si verificato un caso di scarlattina.
Si sono verificati casi di congiuntivite batterica e gastroenterite.”
Suono il campanello e le maestre mi aprono:
“Ciao ciao benvenuta”, i bambini mi salutano e mi abbracciano chiedendo: “Cosa facciamo oggi Virginia?” e io sempre rispondo: “Pazienza, tempo al tempo, ve lo spiego appena entrate per fare il laboratorio.”
Velocemente sistemo tutto mancano 2 minuti e devo ancora prendere l’acqua e sistemare i colori.
Dopo 1 secondo sento la maestra chiamali: “ Dai… è l’ora di arte! Maestra Virginia vi aspetta” e di seguito i passi dei bambini avvicinarsi. Metto la sveglia del cellulare dopo 50 min. che mi indicherà la fine della attività e mi sistemo di fronte al tappeto che li ospiterà e 3,2,1 BLUP.. faccio risciogliere gli orologi, orizzontalizzare le clessidre, chronos non divora più i suoi figli, il tempo è loro.
I bambini hanno diritto a non essere mangiati dal tempo degli adulti che è un tempo fatto di compromessi e convenzioni.
Il tempo dei bambini non ha a che fare con il tic tac dell’orologio ma si genera nella tensione emotiva che nasce dall’azione svolta. Il tempo dei bambini prende la forma, la lunghezza e lo spessore di quella emozione.
Ho capito che non è giusto dare un tempo prefissato all’esperienza: una chiacchierata può durare un ora e l’attività 5 minuti o l’inverso. Tento, come esercizio, di non avere l’ansia di concludere mettendogli fetta, la prossima volta riprendiamo da dove siamo arrivati.
DRIIIN…
La sveglia suona, il tempo ritorna tiranno, iniziamo a riordinare. Dopo 8 minuti la maestra grida: “Braaiann è arrivata la Mamma!!”