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RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

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La musica e l’Egitto si incontrano nell’Aida

di Sameh Eltantawy

Sameh Eltantawy, autore, vive a Gorizia, è ricercatore al dipartimento di  Beni Culturali all’Università di Padova e insegnante di lingua e cultura araba.

L’ articolo mette a fuoco un nuovo soggetto negli studi sul patrimonio, storico, artistico ed estetico contemporaneo: “L’opera ‘Aida’ alla luce dell’arte italiana ed ispirata all’eredità dell’antico Egitto”, è una composizione nella quale la musica costituisce un valore fondamentale per la conoscenza del patrimonio e della civiltà dell’antico Egitto. L’arte egiziana antica nel corso della storia è stata una costante fonte di ispirazione e l’Aida di Giuseppe Fortunino Francesco Verdi costituisce un perfetto esempio di questa ispirazione. Gli antichi Egiziani conoscevano quelle che sembrano potersi definire rappresentazioni “teatrali” o arti legate allo spettacolo. La musica nella società egiziana antica rivestiva un ruolo importantissimo già a partire dall’Antico Regno da cui ci sono pervenute le prime testimonianze di musicisti professionisti che suonavano nelle corti dei sovrani e dei nobili. Una musica che veniva eseguita con nacchere, tamburi, flauti, liuti, trombe, e diversi tipi di arpe insieme al doppio oboe e al doppio clarinetto; le melodie di questi strumenti accompagnavano le feste, il lavoro, le guerre e le cerimonie religiose nei templi dove i sacerdoti stessi suonavano il flauto o innalzavano canti religiosi con l’accompagnamento di arpe o vari tipi di strumenti idiofoni.

“Aida” rappresenta uno dei più importanti punti di riferimento nella storia del melodramma e delle arti contemporanee,  non solo perché è una delle opere liriche internazionali più famose, ma anche in quanto modello di interazione e di armonia artistico-culturale con la storia e la civiltà faraoniche. Perciò rappresenta un importante collegamento tra l’Egitto e l’intero mondo occidentale.

Una domanda importante: in che modo l’opera ‘Aida’ e la sua musica potevano rappresentare una finestra per la conoscenza della civiltà egiziana antica? La risposta a questa domanda può mettere in luce a qual punto la cultura dell’antico Egitto abbia influenzato l’arte italiana e in modo particolare l’arte della musica.

 Proprio la musica è stata protagonista dell’eccezionale evento in Egitto del  3 aprile 2021, quando gli occhi di tutto il mondo si sono rivolti ad assistere al sontuoso corteo funebre, in occasione del trasferimento di 22 mummie reali dal Museo Egizio di piazza Tahrir al Cairo, al Museo Nazionale della Civiltà di Fustat, tra cui le mummie dei re: “Ramses II, Seqenen Ra, Tuthmosis III, Seti I, Hatshepsut e Mert Amon.

In occasione del 150° anniversario della nascita dell’Opera Aida, è importante evidenziare l’influenza e l’importanza del patrimonio culturale dell’Egitto nel campo delle belle arti, prestando attenzione alla storia dell’emergere di quest’opera a tutti i livelli di conoscenza.

Aida ha rappresentato un modello dell’interazione di scenaristi e artisti italiani in particolare, e stranieri in generale, anche con la storia e la civiltà egiziana, perché essi non si ispiravano alla sola arte egizia, ma all’intera storia dell’antico Egitto comprese la religione e l’arte. L’Opera Aida è fonte di ispirazione per la storia dell’antico Egitto con tutti i significati e simboli che hanno formato dimensioni essenziali anche per molti scritti della civiltà occidentale.

In essa si uniscono la storia egiziana, la magia della musica di un grande compositore, il libretto scritto dal poeta italiano Antonio Ghislanzoni (1824˗1893)  e la trama basata su un soggetto originale dell’archeologo francese Auguste Mariette (1821˗1881).

Le prime opere musicali  ispirate alla storia, alla cultura e alle arti dell’antico Egitto.

L’Aida è la quarta opera ispirata alla storia, alla cultura e alle arti dell’antico Egitto, perché in realtà la prima ispirata alla storia alla religione egiziana sarebbe, secondo gli storici, “Il flauto magico”, del musicista austriaco Wolfgang Amadeus Mozart (1756˗1791), uno dei geni musicali più famosi nella storia della musica che fu, rappresentato a Parigi con il titolo “I segreti di Iside”. La seconda opera che si è ispirata alla civiltà e al patrimonio dell’antico Egitto è l’opera “Mosè in Egitto” di Gioacchino Antonio Rossini (1792˗1868), la terza opera si intitola “Il figliol prodigo” di Daniel Francois Esprit (1782˗1871) rappresentata nel 1850. 

Il Fascino della civiltà egiziana

La civiltà egiziana fu una delle più importanti del mondo ed i suoi strumenti di espressione culturale non ebbero eguali nella storia.  Le piramidi e la Sfinge, i testi su papiro e le raffigurazioni parietali, ogni opera è un eterno simbolo della grandezza del popolo egiziano.  In Italia, ad esempio, ci sono molti musei e istituzioni che si sono fatti carico della conservazione e del restauro dell’inestimabile patrimonio egiziano: il ‘Museo Egizio di Torino, il Museo Archeologico di Firenze, Il ‘Museo Egizio’ di Milano, la collezione egiziana in Vaticano, il Museo Gregoriano, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Archeologico di Bologna.

Oltre a tutto questo, la portata del fascino per l’Egitto, che in Europa alla fine dell’Ottocento veniva chiamato “Egittomania”, ovvero il rinnovato interesse per l’antico Egitto che coinvolse europei e americani durante il XIX secolo. Ad esempio, in Italia attraverso l’interesse per il patrimonio e la storia egiziana nella città di Padova, dove troviamo le “sale egiziane” che nell’architettura e nei decori traggono ispirazione dagli elementi architettonici antico egiziani. La sala più significativa è quella che si trova nel salotto letterario del “Caffè Pedrocchi”.

Tra le varie opere che gli appassionati di musica lirica non possono non vedere almeno una volta nella vita, quasi si trattasse di un pellegrinaggio a un luogo sacro, c’è l’Aida di Giuseppe Verdi; lo scorrere del tempo non ne ha offuscato il fascino, anzi, non ha fatto che rinvigorirlo. C’è tutto quello che si potrebbe desiderare non in un’opera, ma in una serie di opere: l’esotico e lo storico, la riflessione intimistica e la grandiosità e monumentalità scenica, i duetti d’amore e i cori di gloria, il tutto retto da una musica indimenticabile e mai monotona, dalla prima all’ultima nota. Ogni volta che si ascolta l’Aida, è come ascoltarla per la prima volta.

All’epoca della stesura di Aida, in Europa dilagava una vera e propria mania per le civiltà antiche ed esotiche in generale e per l’antico Egitto in particolare, impulso causato dai suggestivi ritrovamenti negli scavi archeologici (curiosamente è proprio un archeologo a scrivere il soggetto di Aida), pertanto serpeggiava il fascino di questo Egitto arcaico e misterioso. Verdi è bravissimo nell’afferrare questa moda e nel sublimarla nella propria opera: i cori dei sacerdoti, le danze caratteristiche, il canto solitario di Aida, il Nilo, tutti questi sono momenti di eccezionale potenza evocativa, capaci di farci udire l’eco di una civiltà sepolta nei secoli.

L’opera Aida è stata descritta come il “sogno a occhi aperti di  un egittologo”, capace di animare le rovine con figure fittizie che vivono amori, tragedie e patriottismo portati in scena partendo da una storia drammatica, la cui ambientazione è contemporaneamente storica e astorica. L’archeologo Mariette ha miscelato diverse fonti di ispirazione. L’Aida è un’opera egittologica e allo stesso tempo non lo è. La fantasia orientalistica e le conoscenze scientifiche si fondono: il passato e l’esperienza di Mariette nel disegno e nel giornalismo gli hanno forse permesso di staccarsi da una visione troppo accademica e creare un’ambientazione ricca di fascino, mettendo in scena un’opera grandiosa per l’epoca. Le sue conoscenze sull’antico Egitto gli hanno fornito condizioni necessarie a raggiungere un’autenticità e un’atmosfera perfette per rapire il pubblico. Sebbene Mariette volesse mantenere l’anonimato per la scrittura del canovaccio dell’Aida,  bisogna riconoscere che sono state la sua fantasia e la sua creatività a combinare sapientemente tutti gli elementi per dare vita a una storia e un’ambientazione incantevoli.

La storia si apre con la celebrazione  della vittoria degli egiziani sugli Etiopi  e mette in rilievo il conflitto tra il dovere e l’amore: il comandante dell’esercito egiziano Radames si innamora, ricambiato dell’etiope Aida che vive prigioniera a Menfi dopo essere stata catturata nel corso di una precedente spedizione militare contro l’Etiopia. In realtà essa è figlia del re etiope Amonasro, ma tutti ignorano la sua vera identità.  L’esercito etiope guidato da Amonasro attacca l’Egitto, ma viene ancora una volta sconfitto  e questa volta anche il re il padre di Aida, viene catturato e durante il trionfo in cui i prigionieri etiopi vengono trascinati in catene a Menfi, Aida riconosce il padre e si getta nelle sue braccia. Tutti capiscono che Amonasro è suo padre, ma non capiscono che è lui il re; egli con poche sussurrate parole le intima di non tradire la sua identità. La sera prima della terza e decisiva spedizione contro l’Etiopia, Aida attende Radames che le ha chiesto di parlarle, ma Amonasro segue la figlia sul luogo dell’incontro e prima che il condottiero arrivi, le ordina di indurre Radames a rivelarle il passaggio segreto attraverso cui transiterà l’esercito egiziano diretto in Etiopia. Aida rifiuta inorridita, ma sotto la pressione del padre che minaccia di rinnegarla come figlia, promette che lo farà. Dopo uno struggente duetto, Radames circuito dalle abili parole di Aida, si lascia scappare il nome delle gole di Napata: a quel punto Amonasro compare in scena rivelando la sua identità e Radames crolla in preda allo sgomento. Come non bastasse, tutto il dialogo era stato ascoltato anche da Amneris, la figlia del Faraone e da un gruppo di sacerdoti. Radames viene arrestato e processato. Amneris, da sempre innamorata di Radames, lo scongiura di discolparsi per salvarsi la vita, ma Radames rifiuta sia per la sua consapevolezza di aver commesso alto tradimento sia perché il suo amore per Aida andava ben oltre il suo attaccamento alla vita. Radames viene condannato a essere rinchiuso vivo in quella che diventerà la sua tomba; mentre il condottiero piange la sua sorte, nell’oscurità intravede una figura che si rivelerà essere Aida entrata furtivamente nella tomba. Così, dando l’addio alla vita, Radames e Aida moriranno insieme, accompagnati dalle preghiere di Amneris in lacrime.

locandina della mostra Aida al Museo egizio di Torino, 17 marzo-5 giugno 2022
locandina della mostra Aida al Museo egizio di Torino, 17 marzo-5 giugno 2022

La trama del libro Sinuhe l’Egiziano Abbandonato in fasce sulla riva del Nilo, Sinuhe viene adottato e allevato come un figlio da Kipa e dal marito Semnut, un medico che cura i cittadini più poveri di Tebe.Trascorsa la sua felice infanzia, il giovane Sinuhe entra a studiare nella ‘Casa della Vita’ divenendo il medico personale del sovrano. L’insana passione per una donna straniera di cattiva reputazione fa infrangere i suoi progetti di una vita felice, colma di ricchezze e onori.  Sinuhe sperperati tutti i suoi averi a causa di questa donna e ridotto alla rovina, fugge dall’Egitto iniziando la sua lunga peregrinazione che lo porterà in Siria a Babilonia, a Creta e poi di nuovo in Egitto. Mika Waltari ha elaborato il suo romanzo sulla falsa riga dell’originale celeberrimo racconto antico egiziano ritrovato scritto su ostraka e papiri: la cui storia si svolge all’inizio della XII dinastia, a partire dalla morte di Amenemhat I e nel corso del regno di suo figlio Sesostri I. Il testo è ricco d’azione, con l’inserimento di dialoghi che ne accrescono la vivacità, e addirittura con trascrizioni delle lettere scambiate tra il monarca e il protagonista, il che conferisce più realismo alla narrazione. Questo romanzo è solo un esempio, tra molteplici altri, dell’irresistibile influenza che ha esercitato la cultura dell’antico Egitto, sotto ogni sua forma, su scrittori e artisti moderni e contemporanei che hanno espresso la loro creatività  attingendo al patrimonio artistico, letterario e religioso dell’antico Egitto.