Cerca
Close this search box.
Blognotes 08
Blognotes 15

INCERTEZZA è il tema del numero più recente di Blognotes 15

Articolo presente in

La parola poetica tra il provvisorio e l’incerto

di Alessandra Santin

 

Foto di Ivana Truccolo

 

La vita è il solo modo

per coprirsi di foglie,

prendere fiato sulla sabbia,

sollevarsi sulle ali;

essere un cane,

o carezzarlo sul suo pelo caldo;

distinguere il dolore

da tutto ciò che dolore non è;

stare dentro gli eventi,

dileguarsi nelle vedute,

cercare il più piccolo errore.

 

Un’occasione eccezionale

per ricordare per un attimo

di che si è parlato a luce spenta;

e almeno per una volta

inciampare in una pietra,

bagnarsi in qualche pioggia,

perdere le chiavi tra l’erba;

e seguire con gli occhi una scintilla di vento;

e persistere nel non sapere

qualcosa  d’importante.»

Wislawa Szymborska

 

Nella  parola poetica si esprimono il provvisorio e l’incerto. La poesia è il loro luogo e il loro tempo. Essi si autoalimentano e si mostrano nella fragilità, in equilibrio precario nel centro  preciso dell’animo umano.

La parola poetica conduce ricerche nel vuoto, nel corpo, nell’altrove: la parola poetica non è abbastanza concava, non è veloce, sorvola di qua e di là il confine, diffida delle leggi, ignora le promesse, sfugge definizioni e regolamenti, irride la fede.

Giura di essere sincera.

È impavida.

La parola poetica dà credito alla precarietà. Nella vertigine del vivere compie sempre identici errori, trasmuta, suggerisce.

La parola poetica interroga l’enigma “mentre” nell’enigma si manifesta l’indicibile.  Esso sempre tace.

La domanda poetica urla, impaziente, assetata di certezza.

Le parole poetiche fluide, onnipotenti e imponderabili, nel silenzio e nel frastuono della vita permettono l’incontro con la certezza straziante e salvifica della morte.

Tra la prima e l’ultima parola poetica ci si scotta la lingua, perché il caffè è troppo caldo e si cede ,arrendendosi al tempo.

Si scopre a durata, si riconosce l’istante.

Si sa che il respiro s’interrompe se si tratta di morte e d’amore.

Si sa poco altro, nulla d’importante. Si avanza come sulla neve fresca, i piedi gelati e fermi, prima dell’arrivo.