Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

L’angolo della lettura

di Mauro Danelli

Riprendiamo il nostro viaggio nel “difficile mestiere del lettore”.

Attenzione, però, difficile non deve essere inteso come pesante o faticoso. Occorre invece capire che l’atto del leggere va compiuto con la giusta cura affinèhé possa produrre tutti i suoi potenziali effetti positivi.

Può essere utile rimarcare ancora una volta la sostanziale differenza tra la lettura digitale e la lettura cartacea.

Possiamo semplificare dicendo che la lettura su tablet implica un atto verticale, caratterizzato soprattutto dalla velocità, una velocità che porta a consumare tutto in fretta.

Leggere su carta comporta piuttosto un atto orizzontale, caratterizzato dalla lentezza, una lentezza che favorisce l’esercizio della riflessione e dello spirito critico (per approfondire tutto questo possono essere molto utili due saggi di Maryanne Wolf pubblicati in Italia da Vita e Pensiero: “Lettore vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale” e “Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge”).

-Per rafforzare l’importanza di questo pensiero prenderei a prestito alcuni brani di Alberto Meschiari (“Gentilezza” edizioni Tassinari) e Enzo Bianchi (“La vita e i giorni” edizioni 11 Mulino). Dal primo: «Oggigiorno anche la lettura esprime il bagliore di un’ultima resistenza alla società del consumo e della fretta. La lettura è una forma di “ecologia della mente” se ci riporta a dimensioni smarrite quali il silenzio, la lentezza, la pace, l’ascolto di se stessi».

Dal secondo: (parlando di alcuni personaggi presenti nei dipinti di Rembrandt) «…ha davanti a sé il libro, ma alza lo sguardo per pensare, per contemplare ciò che ha letto, in una sorta di ri-creazione fatta dallo spirito di ciò che si è letto, mentre gli occhi riposano.., lasciando che il libro ispiri pensieri e cammini, sicché sembra che ciò che sta scritto nel libro cresca con chi lo legge.

Questo è il momento più importante nella lettura: momento di rivelazione perché il libro, mentre lo si legge, fa apparire altri mondi, fa conoscere altre vite che mai avremmo conosciuto, maestri che mai avremmo incontrato… E mentre si conoscono mondi sconosciuti, leggendo si conoscono le proprie profondità sconosciute».

Dunque, è importante non solo leggere ma anche come si legge.

Una lettura attenta, profonda, libera aiuta a sviluppare un pensiero essenzialmente democratico e rispettoso, di continua crescita ma anche di piacevole appagamento.

Ascoltiamo ancora Enzo Bianchi:

«Mi ripeteva un’amica anziana: “io leggo per sentire battere il cuore del mondo!” … Allo scrittore va allora la mia riconoscenza e la mia gratitudine, perché senza di lui sarei stato più povero … Si parla con gli amici del libro letto, lo si interpreta in modi diversi, e così si può dire che “il libro cresce con chi lo ha letto”; lo si degusta interiormente, condividendo il suo messaggio in uno scambio di cordiale ospitalità intellettuale.

Dalla solitudine a due, lettore e libro, alla condjvisione tra amici». Il nostro è un tempo in cui “paradossalmente” aumenta sempre più il numero degli scrittori e dei libri pubblicati, mentre rimane stabile, o forse anche diminuisce e senz’altro diminuisce proporzionalmente, il numero dei letto’ri.

Paradossale è anche la propensione a dare più importanza all’atto dello scrivere piuttosto che a quello della lettura. Non dimentichiamo che uno scrittore bravo deve per forza essere prima ancora un buon lettore, per il quale scrittura e lettura procedono insieme in un percorso circolare senza soluzione di continuità.

Ci aiuta ancora Enzo Bianchi:

«Sono molti i vecchi che si sentono spinti a comporre autobiografie o memorie. Aiuta in questo anche la “presbiopia della memoria”: ci si dimentica di ciò che è accaduto negli ultimi giorni, mentre riaffiorano con forza i ricordi della vita vissuta nell’infanzia, giovinezza e maturità … si narra la propria vicenda e lo si fa con la convinzione di-avere qualcosa da comunicare, qualcosa che può essere utile ad altri, qualcosa che non deve cadere nel dimenticatoio».

E’ bello pensare ad una persona anziana che desidera lasciare il ricorda del suo passaggio nel cammino dell’uomo. Ed è giusto che questo avvenga anche attraverso la scrittura. Ciò come desiderio di un lascito generoso e non come sfogo di un bisogno narcisistico e quindi non necessariamente pensato in funzione di una pubblicazione.

Il bisogno che le proprie pagine diventino per forza un libro non deve essere primario. Conta lasciare la propria testimonianza attraverso pensieri scritti che in seguito qualcuno potrà leggere, portare nel cuore e nella mente traendone spunti di riflessione e di crescita.

Un manoscritto ben custodito può essere più affascinante di un libro stampato magari in migliaia di copie ma finite perlopiù al macero.

Desidero terminare queste riflessioni sulla lettura partendo da una testimonianza che Roberto Calasso, parlando di sé bambino, offre nel corso di un’intervista: «… la nostra casa era tutta foderata di libri. In buona parte testi di teoria del diritto, per lo più opere pubblicate fra il Cinquecento e il Settecento: le fonti su cui lavorava abitualmente mio padre. Molti erano imponenti volumi in folio, prevalentemente in latino. Il solo fatto di averli intorno, con i loro titoli oscuri e i remoti nomi dei loro autori, è stato per me di gran lunga più utile di tante letture fatte in seguito». Ecco un’ottima attestazione di quanto siano importanti i libFi come fonte di compagnia e di ispirazione. Pensiamo per un attimo di possedere una biblioteca piena di libri, ma non libri stampati bensì preziosi manoscritti. Avremmo a nostra disposizione un tesoro privato veramente originale, capace di stupirci immensamente. Un mondo proprio e meraviglioso di cui essere custodi e al quale poter attingere di continuo.Sarebbe una cosa veramente fantastica!