Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

Linee immaginarie

di Danila Mastronardi, testo e foto

L’uomo disegna sulla Terra linee immaginarie: paralleli, meridiani, confini.

Ma questi ultimi, a differenza dei paralleli e dei meridiani, non hanno l’innocuo obiettivo di indicare la posizione di un punto sul pianeta.

I confini, nella folle pretesa di parcellizzare il mondo, di delimitare proprietà su quel piccolo granello di roccia che da miliardi di anni prima che l’uomo vi si affacciasse, vaga nell’Universo, generano guerre e morte.

Gli uccelli, nei loro viaggi migratori, superano decine di confini percorrendo migliaia di chilometri.

Caso emblematico la sterna artica Sterna paradisaea che due volte l’anno si sposta dai paesi prossimi al polo sud a quelli prossimi al polo nord dove nidifica, inseguendo la luce e, con essa, il cibo, la sopravvivenza.

Per gli stormi di uccelli in migrazione non esistono le linee immaginarie inventate dagli uomini.

Esistono i confini reali, quelli fra il mare e la terra dove possono finalmente sostare e riposare; quelli fra i boschi per celarsi e le aree aperte per cacciare, quelli disegnati dalle catene montuose, da superare con coraggio e determinazione.

Loro non sono consapevoli dei nostri confini.

O forse lo sono, ma con antica saggezza, li guardano dall’alto e li ignorano.

Un pettirosso Erithacus rubecula è intento ad alimentarsi sul suolo umido del sottobosco.

Preda invertebrati come larve di insetti, insetti adulti, aracnidi, vermi.

All’improvviso con un frullare d’ali si avventa contro un altro pettirosso posato su un ramo poco lontano.

E’ accaduto che il secondo pettirosso ha osato superare un limite invisibile tracciato dal primo pettirosso invadendo il suo territorio e arrecandogli un inaccettabile affronto.

Molte specie di uccelli difendono un territorio che viene conquistato e difeso energicamente.

E’ lo spazio vitale che consente all’individuo o alla coppia di trovare luoghi adatti per la riproduzione, per il riposo e cibo sufficiente per sé e per i piccoli.

Il pettirosso ha tracciato i confini del suo territorio a suon di musica, cantando a squarciagola il suo canto melodioso che, nel linguaggio dei pettirossi, significa: “qua ci sono io, non avvicinatevi”.

Nel caso qualche ardimentoso si avvicini troppo ai confini, lui espone il suo petto rosso che suona come un veemente avvertimento ad allontanarsi.

Il “proprietario” tuttavia resta tale per una fugace stagione, poi migrerà e al suo ritorno, dovrà essere nuovamente abbastanza forte da conquistare un altro piccolo lembo di terra per poter nutrire sé e i suoi pulcini.