Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

Rischio in natura

di Danila Mastronardi

“A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi, a piangere c’è il rischio di essere chiamati sentimentali. Ad esporre le vostre idee e i vostri sogni c’è il rischio d’essere chiamati ingenui. Ad amare c’è il rischio di non essere corrisposti. Ma bisogna correre i rischi, perché il rischio più grande nella vita è quello di non rischiare nulla.” – Leo Buscaglia. Se si cerca sul web, sono infiniti gli aforismi, le frasi celebri sul rischio: ho scelto quello riportato più su. Escludere il rischio dalla propria vita non solo è impossibile ma equivarrebbe al non vivere, sacrificio inutile perché anche l’atteggiamento più cauto, non esclude il possibile insorgere di eventi rischiosi.

Ma sono qui per parlare di natura, di animali che col rischio ci convivono in ogni momento della loro vita. La Vanessa atalanta Vanessa atalanta è un Lepidottero, comune nelle nostre campagne, che si riproduce in Nord Europa e sverna nell’Africa settentrionale. La farfalla, dai colori vivaci marrone scuro, bianco, arancio con macchie indaco, ha un’apertura alare di 45-50 mm. Nella fase adulta vive poco meno di un anno. E’ nota la capacità di alcuni individui di ibernarsi in inverno, riemergendo in primavera con colori più scuri rispetto ai nuovi nati. Le sue abitudini migratorie sono peculiari, compie il lunghissimo viaggio in solitario, attestandosi su una velocità media di 14 km orari e volando per lo più a 1 m dal suolo.

I rischi nell’affrontare un simile viaggio per un animale così piccolo e leggero, sono incalcolabili, tuttavia la permanenza in inverno nelle fredde aree del Nord rappresenta un rischio ancora più alto se non morte certa. Pertanto il piccolo invertebrato, due volte l’anno, in primavera e in autunno, per sopravvivere deve correre il rischio di intraprendere un viaggio che noi umani mai penseremmo di fare se non comodamente seduti in aereo. Il Rhinilophus ferrumequinum appartiene all’ordine dei Chirotteri (meglio noti come Pipistrelli) caratterizzandosi per la complessa “foglia” nasale. Questa specie fornisce l’occasione per parlare del rischio da un altro punto di vista. Il rischio che siamo disposti a correre noi esseri umani nell’approccio con specie selvatiche comunemente ritenute indesiderate.

I pipistrelli rientrano da sempre in questa categoria e resi oggetto delle più fantasiose dicerie: si impigliano nei capelli, sono simboli demoniaci, sono ciechi, sono topi volanti, succhiano il sangue; tutte cose non vere, a parte l’ultima per la presenza di tre specie (su più di 1000!) presenti solo in America centrale e Sud America. Invece è vero che i Pipistrelli fertilizzano l’ambiente delle caverne, mangiano enormi quantità di insetti, provvedono all’impollinazione (la tequila esiste grazie a loro). Quindi… noi umani siamo disposti a vincere la paura se dovessimo imbatterci in un individuo confuso che ha imboccato la nostra finestra? Siamo disposti a correre il rischio di non intraprendere subito la strada dell’eliminazione, armati di scopa e urla, ma piuttosto quella del rispetto, tenendo aperta la finestra, uscendo dalla stanza, aspettando che esca spontaneamente?