Ma se non ci fossi?
Desidero di sparire, lo desidero ardentemente, con tutta me stessa.
Vorrei farmi più piccola, più fina, tanto leggera da poter essere portata via dal vento.
Vorrei farmi più piccola, occupare meno spazio, tanto da passare inosservata senza troppi sforzi.
Vorrei farmi più piccola, più sottile, così che la mia presenza non risulti mai fastidiosa, mai troppo evidente, mai indesiderata, ma solo una delicata carezza, discreta e mai invadente; desidererei essere percepita come una melodia di sottofondo, niente di più: non la vedi, la senti appena ma quanto basta per allietare il momento, per dare sollievo agli altri, per alleggerire le loro vite e mai pesare su di esse.
Ma se quella melodia tutto d’un tratto si fermasse? Qualcuno se ne accorgerebbe, oppure tutti continuerebbero a percorrere la loro strada senza farci caso?
E se anche se ne accorgessero, a qualcuno davvero importerebbe qualcosa del repentino interrompersi di un sottofondo tanto delicato da non disturbare ma non abbastanza forte da essere notato?
Temo di no, le persone sono troppo prese dalla spirale di frenesia che riempie le loro giornate per fermarsi a guardare gli altri, ma non solo, anche per fermarsi a guardare dentro di se’.
Restringere per restringersi, sparire per farsi cercare, non per essere trovati ma per vedere come sarebbe il mondo senza di noi, se cambierebbe qualcosa; per sapere se esiste qualcuno che quella differenza la percepisce, qualcuno che a te tenga davvero.
È un bel paradosso, non credete?
Sparire per apparire di più.
Certo che sono proprio strane le nostre menti, e quando iniziano a correre veloci, beh, riuscire a fermarle è un’ impresa.
Ma poi a rompere questa corsa incessante, a volte, sono degli eventi tanto sorprendenti quanto significativi, come nel caso di Emma è stato l’arrivo di Gabriele, con le pizze in mano e tanto amore nel petto.
Siamo talmente abituati a passare le giornate viaggiando con la mente attraverso gli scenari più catastrofici che, alla prima mancata coincidenza dei fatti con le previsioni, cadiamo dalle nuvole.
In quel momento, per un attimo, sentiamo mancarci il terreno sotto i piedi, perché la nostra errata convinzione di non valere niente per gli altri, viene velocemente confutata. Ci manca il fiato per qualche secondo, ma è una sensazione bella: è vero non abbiamo più un appoggio in quel momento, ma siamo liberi di volare finalmente più leggeri, senza le preoccupazioni che ci tenevano ancorati a terra.
Il testo è la rielaborazione personale del racconto “Emma”, racchiuso in “Zucchero e sale”, di Benedetta Bonfiglioli, preparato in vista dell’incontro con l’autrice, per la celebrazione della Giornata Internazionale del Libro 2023, organizzata da Alessandra Merighi, docente di lettere di un istituto superiore di Pordenone.
All’evento partecipano gli studenti di tutti gli istituti superiori e delle scuole in ospedale del territorio.
Ma se non ci fossi?
Desidero di sparire, lo desidero ardentemente, con tutta me stessa.
Vorrei farmi più piccola, più fina, tanto leggera da poter essere portata via dal vento.
Vorrei farmi più piccola, occupare meno spazio, tanto da passare inosservata senza troppi sforzi.
Vorrei farmi più piccola, più sottile, così che la mia presenza non risulti mai fastidiosa, mai troppo evidente, mai indesiderata, ma solo una delicata carezza, discreta e mai invadente; desidererei essere percepita come una melodia di sottofondo, niente di più: non la vedi, la senti appena ma quanto basta per allietare il momento, per dare sollievo agli altri, per alleggerire le loro vite e mai pesare su di esse.
Ma se quella melodia tutto d’un tratto si fermasse? Qualcuno se ne accorgerebbe, oppure tutti continuerebbero a percorrere la loro strada senza farci caso?
E se anche se ne accorgessero, a qualcuno davvero importerebbe qualcosa del repentino interrompersi di un sottofondo tanto delicato da non disturbare ma non abbastanza forte da essere notato?
Temo di no, le persone sono troppo prese dalla spirale di frenesia che riempie le loro giornate per fermarsi a guardare gli altri, ma non solo, anche per fermarsi a guardare dentro di se’.
Restringere per restringersi, sparire per farsi cercare, non per essere trovati ma per vedere come sarebbe il mondo senza di noi, se cambierebbe qualcosa; per sapere se esiste qualcuno che quella differenza la percepisce, qualcuno che a te tenga davvero.
È un bel paradosso, non credete?
Sparire per apparire di più.
Certo che sono proprio strane le nostre menti, e quando iniziano a correre veloci, beh, riuscire a fermarle è un’ impresa.
Ma poi a rompere questa corsa incessante, a volte, sono degli eventi tanto sorprendenti quanto significativi, come nel caso di Emma è stato l’arrivo di Gabriele, con le pizze in mano e tanto amore nel petto.
Siamo talmente abituati a passare le giornate viaggiando con la mente attraverso gli scenari più catastrofici che, alla prima mancata coincidenza dei fatti con le previsioni, cadiamo dalle nuvole.
In quel momento, per un attimo, sentiamo mancarci il terreno sotto i piedi, perché la nostra errata convinzione di non valere niente per gli altri, viene velocemente confutata. Ci manca il fiato per qualche secondo, ma è una sensazione bella: è vero non abbiamo più un appoggio in quel momento, ma siamo liberi di volare finalmente più leggeri, senza le preoccupazioni che ci tenevano ancorati a terra.
Il testo è la rielaborazione personale del racconto “Emma”, racchiuso in “Zucchero e sale”, di Benedetta Bonfiglioli, preparato in vista dell’incontro con l’autrice, per la celebrazione della Giornata Internazionale del Libro 2023, organizzata da Alessandra Merighi, docente di lettere di un istituto superiore di Pordenone.
All’evento partecipano gli studenti di tutti gli istituti superiori e delle scuole in ospedale del territorio.