Opere e foto di Carlo Fontanella – Il testo di Carlo Fontanella costituisce introduzione alla mostra Status,
ospitata nei locali Dell’Ospedale dei Battuti, di S. Vito al Tagliamento dal 6 al 28 settembre 2024.
“È arduo per me staccarmi da tutto ciò che vedo e sento intorno a me; per questo le mie opere spesso non
trasmettono il senso della serenità”.
Stiamo vivendo un periodo in cui si avverte più forte la limitazione della libertà; siamo partiti dal “pensiero prevalente” degli anni sessanta per approdare al “pensiero unico” nell’ultimo decennio, basta osservare i mass media, quelli più accreditati, che non si spostano dalla narrazione predominante.
Ho la sensazione che oggi ci stiano spingendo ancora oltre, verso il “non pensiero”.
Ci hanno fornito uno strumento che è partito come “telefonino” ed è diventato il prolungamento del nostro braccio,
il nostro orizzonte primario. E mentre noi sentiamo di avere il mondo in mano, qualcuno ci sta fregando il mondo,
quello vero.
Il Potere ha travalicato i confini degli Stati; nella cabina di regia non c’è più la politica, ma il mondo dell’economia,
ancora peggio, della speculazione, Il denaro da mero strumento di scambio si è trasformato in dogma indiscusso a
cui devono sottostare tutti gli altri interessi ed è gestito da pochi personaggi a livello mondiale che, per poter
sopravvivere e proliferare, hanno l’esigenza di ridurci allo stato di “gregge”, un agglomerato umano spogliato di ogni
possibile autonomia e quindi sempre più sotto ricatto.
Oltre a ciò, attualmente nel mondo si contano una sessantina di conflitti bellici, senza contare i regimi totalitari che
soffocano o addirittura annientano la libertà individuale; le conseguenze sono drammatiche, in particolare le
migrazioni di massa, causa di tante tragedie per i poveri disperati che ambiscono ad una vita migliore e per i paesi,
cosiddetti ricchi, che incontrano tanti problemi nella gestione degli arrivi.
L’ambiente, il mondo intero sta soffrendo, stiamo pagando la scellerata corsa al consumo impostaci dall’alto, ma
presentata alle masse come una conquista del benessere; peccato che, come spesso accade, tutte le innovazioni, le
invenzioni, siano sempre state accompagnate da forte “miopia”, sia sull’utilizzo delle risorse naturali, sia sul
problema dello smaltimento dei rifiuti, vedi la plastica, l’uranio, gli imballaggi ecc…
Questa mostra è un grido di dolore, da qui il titolo “STATUS”: molte delle opere esposte, non a caso sono in nero e
mettono in evidenza ciò che io percepisco della realtà, sia riguardo all’ambiente che alla condizione propriamente
umana.
Io credo fermamente che l’arte debba testimoniare il proprio tempo, essere mezzo di comunicazione, svegliare nel
bene e nel male gli animi assopiti.
Attraverso queste mie opere, a me basterebbe arrivare a scuotere un po’ le coscienze, farle uscire
da quell’ottundimento nel quale siamo stati spinti, far aprire gli occhi sulla realtà attraverso l’arte, e questo sarebbe
già un buon punto di partenza.
Giorgio Gaber diceva: “ La libertà non è uno spazio libero, la libertà è partecipazione” … e tutti noi dobbiamo sapere
che la libertà non è un diritto acquisito, bisogna difenderla e, all’occorrenza, riconquistarla, giorno per giorno.
Vorrei concludere dicendo che in alcune delle opere esposte, non manca, perché non deve mai mancare, un segno di
speranza, quello che ci deve dare la forza e la consapevolezza che uniti e determinati possiamo essere, non dico
artefici, ma almeno compartecipi del nostro destino, anche
Indice
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