Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

Un’esperienza in musica

di Andrea Flego, testo e foto

A 15 anni facevo l’organista in chiesa e mi sono innamorato di Bach. A 16 anni mi sono innamorato dei notturni di Chopin (quelli facili) che ho continuato a suonare per tutta la vita, nutrendo così di musica i miei bambini di allora, che oggi suonano tutti.
A 17 anni studiavo armonia classica e dirigevo un coro polifonico di voci bianche. Avevo un maestro: don Giuseppe Radole. A 18 anni mi sono innamorato di Luigi Tenco e ho cominciato a scrivere canzoni, chitarra e voce e testi impegnati. A 19 anni la folgorazione per Fabrizio De Andrè, un grande amore, immutato negli anni.
Poi, venne l’amore per la psichiatria. E ho fatto lo psichiatra per una vita.
A 48 anni, in un momento difficile, ho ripreso a studiare musica, in particolare armonia jazz, e ho ripreso a fare canzoni, questa volta pianoforte e voce. Raggiunta l’età della pensione, sono tornato a fare musica, a ristudiare armonia e a misurarmi con la musica digitale. E a fare canzoni.
Da tre anni vivo l’esperienza di un duo vocale (*), prima con una partner, ora con un’altra, provenienti da storie, sia di vita che musicali, molto diverse dalla mia. Componiamo e pubblichiamo, esclusivamente sulle piattaforme musicali (ora si può) e sui social, canzoni originali per chi può aver piacere di ascoltarle e di condividere il nostro progetto culturale. Il mio è sempre stato, ed è, un fare musica per il puro piacere di farla, senza alcun intento commerciale, senza un’aspirazione a qualche forma di successo, senza la presunzione di essere, musicalmente, più di quello che realmente sono.

Ed è stata, ed è, un’esperienza di contaminazione. Un portare a casa, e nella musica, molte cose diverse, molti temi, molti stili, molte piccole e grandi esperienze di vita, di ascolto e di composizione. La metafora del viaggiare, a cui sono molto legato (un altro mio grande amore è sempre stato il mito di Ulisse… “e delli vizi umani e del valore”… “ma misi me per l’alto mare aperto”… ecc.) si addice perfettamente alle contaminazioni della vita e anche alle contaminazioni della musica.


Navigare nel Mediterraneo ha portato a un crogiolo di culture e di culture musicali. E la mente va necessariamente al “Creuza de ma” di Fabrizio, per non parlare di un’altra folgorazione, questa più tardiva, l’esperienza culturale e musicale di Battiato. Vedi, ad esempio, “I treni per Tozeur”.
La vita è un crogiolo di esperienze, di “gioie e dolori” (come non ricordare “Il poeta”, di Bruno Lauzi?) e può essere riportata e trascritta nella musica cercando di dare un’armonia estetica all’incoerenza del reale (tanto per ricordare il mio amato Jean Paul Sartre).
Come ebbe a dirmi la mia attuale partner musicale, Anastasia, “non cercare di cambiare la mia filosofia e la mia concezione della vita, rischi di non ottenere più la cultura musicale e le canzoni che ti porto”.
Sarà forse “postmodernismo”, ma fare contaminazioni in musica può anche diventare esperienza di vita vera, aldilà dei modelli consumisti.

(*) Canale Youtube “Anastasia&AndreaSound