Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

Valorizzare quello che abbiamo

di Flavia Rossetti

L’ex fiera possiede già le qualità alle quali ambiscono – spesso fallendo nel proprio intento – i progetti di rigenerazione urbana, e sono proprio le risorse lì presenti ad aver fatto sì che quello spazio urbano abbia assunto nel tempo il valore di luogo di appartenenza, cioè quello che le persone percepiscono come un bene che appartiene alla propria comunità.

Un modello virtuoso, direbbe chi si occupa di rigenerazione urbana.

Il verde storico, i grandi alberi quasi secolari che con lungimiranza in occasione delle varie trasformazioni succedutesi nel tempo si è sempre scelto di preservare, rendono quell’area un luogo piacevole da frequentare già così com’è.

I campetti di basket (una istituzione per i pordenonesi e non solo) da quarant’anni sono nei fatti una palestra di socializzazione, una vera e propria fabbrica del capitale sociale che è fondamentale per la vita di quel luogo, ma anche e soprattutto per la crescita di una comunità sana perché basata sulla fiducia reciproca.

Ex Fiera – foto di Giovanni De Roia

Quel che avviene sotto gli occhi di tutti, di chi partecipa e di chi non partecipa, è la libera fruizione auto organizzata e auto regolamentata del gioco al quale si è ammessi solo per il fatto di essere presenti, senza la necessità di tessere o autorizzazioni.

I playground e gli spazi che li circondano sono accessibili a tutti, senza la necessità di guardiani o supervisori: lì ci si conosce, si socializza, si condivide, si contratta fra individui e generazioni diverse, pordenonesi e non, tutti i giorni e a tutte le ore del giorno, l’uso di uno spazio comune.

Non saper riconoscere il valore di quel che già c’è, radere al suolo gli alberi, così come demolire le piastre del basket con l’aspettativa di migliorare quel luogo attraverso una sua totale riconfigurazione basata su principi diversi da quelli che si sono consolidati così virtuosamente nel tempo, si traduce di fatto nel gettare via un patrimonio di grande valore di certo non sostituibile o replicabile a tavolino neppure disponendo di ingenti investimenti.